Televisione

Papa Francesco e l’ultima intervista a Le Iene: “Hitler o Riina in paradiso, nel caso avessero chiesto perdono prima di morire? Saranno nella terza classe. Lì cambiano le cose”

Nel video registrato a gennaio da Giovanni Scifoni, prima dell'aggravarsi della sua salute, e trasmesso da Le Iene, Bergoglio risponde alla domanda "C'è qualcosa che non si perdona?". E rivela un episodio del passato che lo tormentava

di F. Q.
Papa Francesco e l’ultima intervista a Le Iene: “Hitler o Riina in paradiso, nel caso avessero chiesto perdono prima di morire? Saranno nella terza classe. Lì cambiano le cose”

Una domanda semplice, diretta, quasi brutale, rivolta a chi ha predicato per anni la misericordia e il perdono: “C’è qualcosa, nella tua vita, che non si perdona?”. A porla, l’attore Giovanni Scifoni. A rispondere, in quella che è risultata essere la sua ultima intervista video registrata prima della morte, Papa Francesco. Un dialogo intimo e toccante, andato in onda ieri sera, martedì 22 aprile, a “Le Iene” su Italia 1, che svela un lato inedito e profondamente umano del Pontefice scomparso. L’intervista era stata realizzata il 29 gennaio 2025, nell’ambito di un progetto della Penitenzieria Vaticana in preparazione alla Quaresima. Scifoni aveva incontrato persone con storie difficili alle spalle – ex killer di mafia, ex tossicodipendenti – ponendo a tutti la stessa domanda sul perdono (o il mancato perdono) verso sé stessi. Alla fine, la stessa domanda era stata rivolta anche al Papa, incontrato in una saletta attigua all’Aula Paolo VI in Vaticano.

La risposta di Bergoglio ha sorpreso per la sua concretezza e umanità. Non un peccato teologico, non un errore pastorale, ma un gesto di mancata accoglienza: “Mai mi sono perdonato nell’avere detto ‘no’, perché ero indaffarato, a una signora migrante, una signora siciliana, che aiutava mia mamma quando venne per salutarmi quando ero rettore nella facoltà”. Il Papa ha proseguito nel racconto: “C’era una signora, una signora siciliana, migrante, che aveva perso il marito nella guerra e che aiutava mia mamma, due, tre volte alla settimana. Quando io ero rettore nella facoltà mi hanno chiamato dalla portineria e mi hanno detto che quella signora era lì, per salutarmi. Io ho detto che non c’ero e questo è stato un dolore enorme. Sono passati anni e, già quando ero arcivescovo, il figlio e la figlia sono venuti a salutarmi e poi io l’ho fatta venire. È stata una gioia incontrare quella donna ma io mai mi sono perdonato nell’averle detto di no perché ero indaffarato, e tante altre cose. Quel ricordo torna sempre. Io porto la medaglia che quella signora mi ha dato dopo, prima di morire, la porto tutti i giorni con me e ricordo quello in cui io non mi sono mai perdonato quando mi sono negato nel riceverla”.

Una confessione personale che si intreccia, nell’intervista, con una riflessione più ampia sul perdono divino: “Dio è grande, perdona tutto e perdona sempre. Ha perdonato Giuda. Siamo noi a non voler essere perdonati”. E ancora: “Tutti si sentono figli di Dio. Dio mai si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Questa è la regola”. Quindi, quando Scifoni gli chiede “E invece c’è qualcosa che ha fatto fatica a perdonare?”, il Pontefice risponde: “Sì, qualche disgraziato! (ride, ndr.) Dobbiamo distinguere, una cosa è perdonare, un’altra cosa è dimenticare. Non si può dimenticare. Ma perdonare nel ricordo è molto importante”. Ancora, l’intervista prosegue a cuore aperto: “La notte quando faccio un po’ di preghiera e vedo qualcosa che non è andata bene, (dice guardando in cielo, ndr.) ‘Perdoname’”.

A questo punto, Giovanni Scifoni incalza: “Ma Santo Padre se per ipotesi, che ne so, Totò Riina e Hitler cioè i grandi cattivi della Storia avessero chiesto perdono sinceramente, un attimo prima di morire, ce li troveremmo in paradiso insieme a noi?” E Papa Francesco: “Ma loro saranno nella terza classe, forse (ride, ndr.). Lì cambiano le cose. Tutti si sentono figli di Dio. Dio mai si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Questa è la regola”. Ancora Scifoni: “Io ho intervistato un sicario della mafia e mi ha detto che non si perdona il fatto di aver ammazzato tanta gente. E poi gli ho detto: ‘ma ci credi nel perdono?’ E lui mi fa: ‘troppo facile, non mi sta bene’. Lui dice: ‘non voglio un perdono così’”. E Bergoglio: “Questo è vero, perché questo è molto bello, perché loro vogliono un percorso di perdono. Io in questi giorni battezzerò una persona che ha ucciso la sua famiglia. Nel carcere ha trovato la fede e adesso chiede il battesimo. Lo farò in questi giorni (era gennaio, ndr)”.

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