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Aiuti umanitari a Gaza, nuovo scontro nel governo Netanyahu. Smotrich: “Sia l’esercito a gestirli”. Le Idf: “No”

L’ultradestra vuole che sia l’Idf a distribuire gli aiuti per trasformare la presenza nell'enclave in un’occupazione permanente, i militari si oppongono e il ministro minaccia le dimissioni
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Israele impedisce l’arrivo di aiuti umanitari a Gaza da marzo e il dibattito in corso da un anno sulla loro futura gestione si è fatto acceso. La ripresa della distribuzione è stata al centro di un duro scontro martedì sera durante il gabinetto politico e di sicurezza a Gerusalemme. I toni si sono alzati dopo che il ministro della Difesa Israel Katz ha informato il governo che Israele non avrebbe avuto altra scelta che riprendere le consegne di aiuti alla Striscia entro la prossima settimana o al massimo 15 giorni aggirando Hamas.

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell’ultradestra che spinge affinché sia l’esercito a gestire gli aiuti, ha attaccato il capo di Stato Maggiore delle Israele Defense Forces Eyal Zamir, che si oppone al progetto: “Gestire lo sforzo civile a Gaza in modo che non favorisca Hamas è stato e rimane l’elemento più importante per sconfiggere l’organizzazione e vincere la guerra. E’ la politica che decide, siamo noi che definiamo le missioni dell’esercito. Se voi non siete in grado di farlo, manderemo qualcuno che lo sia”, ha affermato il leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso, che questa mattina ha minacciato di dimettersi se il sistema di aiuti non seguirà la sua linea. L’ultradestra vuole che sia l’Idf a gestire gli aiuti in modo da trasformare la presenza israeliana nell’enclave in un’occupazione permanente. da parte sua, il capo di Stato Maggiore ha ribadito la linea finora seguita dalle Idf affermando che i soldati non avrebbero distribuito aiuti umanitari e che l’esercito non avrebbe lasciato morire di fame la Striscia di Gaza. “Qui sono state ascoltate diverse opinioni. Ci incontreremo giovedì per decidere”, ha tagliato corto il primo ministro Benjamin Netanyahu.

In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Regno Unito sono intervenuti sul tema affermando che il blocco deve “cessare”, esortando Israele a garantire “il passaggio senza ostacoli degli aiuti umanitari a Gaza” e ribadendo che “gli aiuti umanitari non devono mai essere usati come strumento politico” e che “il territorio palestinese non deve essere ridotto né sottoposto a cambiamenti demografici”. I tre ministri hanno inoltre invitato “tutte le parti a tornare a un cessate il fuoco” e hanno chiesto ad Hamas “il rilascio immediato degli ostaggi ancora in suo possesso”.

Fatah ha rivolto il medesimo invito all’organizzazione al potere nella Striscia. Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha chiesto ad Hamas di “consegnare tutti gli ostaggi a Israele”, durante un discorso davanti al Consiglio centrale dell’Anp. “Siamo di fronte a gravi pericoli che potrebbero portare a una nuova Nakba (catastrofe, ndr)”, ha affermato. “Israele ha sfruttato il colpo di mano di Hamas del 2007 per realizzare i suoi piani. Chi ha compiuto un colpo di Stato (contro Fatah, partito di Abu Mazen) ha fornito a Israele il pretesto per distruggere la Striscia di Gaza. Consegnate gli ostaggi per togliere a Israele ogni scusa“.

Israele, intanto, continua a bombardare. Il ministero della Salute dell’enclave, controllato da Hamas, ha riferito che 23 persone sono morte in un attacco israeliano che nella notte ha colpito una scuola usata come rifugio per sfollati a Gaza City. Secondo l’organizzazione, 39 palestinesi sono morti e 105 sono rimasti feriti in seguito agli attacchi israeliani nella Striscia nelle ultime 24 ore. Il bilancio complessivo dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, si legge inoltre in un comunicato pubblicato su Telegram, è di 51.305 vittime e 117.096 feriti.

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