Vance in Vaticano per l’incontro con il Segretario di Stato Parolin: “Scambio di opinioni”

“Uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, specialmente sui Paesi segnati dalla guerra, da tensioni politiche e da difficili situazioni umanitarie, con particolare attenzione ai migranti, ai rifugiati, ai prigionieri, e sono stati trattati anche altri temi di comune interesse”. La Santa Sede ha così sintetizzato i temi dell’incontro tra il Segretario di Stato Pietro Parolin e il vicepresidente americano James David Vance, che si è svolto in Vaticano la mattina di sabato Santo.
“Nel corso del cordiale colloquio è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America, ed è stato rinnovato il comune impegno nel proteggere il diritto alla libertà religiosa e di coscienza“, spiega la Santa Sede aggiungendo che “si è auspicata una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, di cui è stato riconosciuto il prezioso servizio alle persone più vulnerabili”.
Dalle fotografie diffuse dal Vaticano subito dopo l’incontro, Parolin e Vance sono molto sorridenti sia al tavolo dei colloqui che nelle foto-opportunity. Vance è arrivato al Palazzo apostolico accompagnato da un corteo di circa quaranta auto e con tutta la sua famiglia: la moglie Usha e i tre bambini. Alla fine dei colloqui, hanno anche fatto una breve visita allo stesso Palazzo vaticano. Nessun accenno, nelle note ufficiali, all’eventualità di un saluto con il Papa, ancora in convalescenza dopo la malattia che lo ha costretto per un mese in ospedale, ma che non gli ha impedito di incontrare i reali inglesi la settimana scorsa.
Convertito al cattolicesimo dal 2019, il vicepresidente Usa era stato già venerdì in Vaticano, con la moglie Usha di religione indù e i tre figli, per partecipare alla funzione del venerdì Santo nella basilica di San Pietro, dopo aver incontrato la premier Giorgia Meloni. Papa Francesco e Vance hanno forti divergenze sull’immigrazione e sui piani dell’amministrazione Trump di deportare in massa i migranti. Bergoglio ha fatto della cura dei migranti un tratto distintivo del suo papato e la visione cristiana sulle questioni di giustizia sociale lo hanno spesso messo in contrasto con i membri della Chiesa cattolica statunitense. Vance si identifica con un movimento intellettuale cattolico, considerato da alcuni critici di tendenze reazionarie o autoritarie, spesso definito postliberale. Pochi giorni prima del suo ricovero in ospedale a febbraio, Francesco aveva criticato aspramente i piani di deportazione dell’amministrazione Trump, avvertendo che avrebbero privato i migranti della loro dignità intrinseca. In una lettera ai vescovi statunitensi, Francesco sembrava anche rispondere direttamente a Vance per aver affermato che la dottrina cattolica giustificasse tali politiche.