Esiste anche un contrabbando di formiche. Sembra una di quelle battute alla Gino&Michele, ma è tutto vero. Come riportano diverse testate che seguono le questioni ecologico ambientali del pianeta, il 14 aprile scorso in Kenya quattro uomini sono stati fermati mentre provavano a contrabbandare centinaia di formiche. Durante alcuni controlli la polizia di Nairobi ha scoperto numerose provette con cotone idrofilo piene di formiche di specie rare. E proprio perché il contrabbando riguarda specie di grossa taglia, o più tragicamente parte di esse, il Kenya Wildlife Service, l’ente di protezione della fauna selvatica del Paese, ha descritto questo caso come “epocale”.
I contrabbandieri di formiche rare sarebbero due cittadini belgi, uno vietnamita e uno keniota; i quattro sono stati accusati di traffico illegale e biopirateria di formiche vive. I quattro contrabbandieri avrebbero violato anche il Protocollo di Nagoya che stabilisce le modalità per l’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Tra queste “risorse genetiche” sono comprese anche specie selvatiche autoctone come la formica Messor cephalotes. Molto probabilmente, grazie al cotone idrofilo nelle provette le formiche sarebbero riuscite a sopravvivere anche un paio di mesi eludendo i controlli doganali.
L’obiettivo dei trafficanti era quello di rivendere le formiche nei mercati di animali esotici europei e asiatici, lucrandoci parecchio e sperando nel fatto che l’attenzione è spesso molto alta soprattutto nel traffico di grandi felini o elefanti. Come segnala il sito Kodami, tra le formiche rubate e messe in provetta “c’erano le formiche Messor cephalotes, il cui valore sul mercato occidentale può arrivare fino a 200 euro per singolo esemplare”.