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Bankitalia: con l’invecchiamento della popolazione meno lavoratori, crescita in calo e boom delle spese per il welfare

Il vicecapo del dipartimento Economia e Statistica Andrea Brandolini: "Nei prossimi venticinque anni, se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro implicherebbe una diminuzione dell’input di lavoro e quindi del Pil dello 0,9% all’anno"
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Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione italiana di questo passo sconvolgeranno il mercato del lavoro e affosseranno il pil. Il vicecapo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica ha detto che “nei prossimi venticinque anni, se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro implicherebbe una diminuzione dell’input di lavoro e quindi del Pil dello 0,9% all’anno. La riduzione del Pil pro capite sarebbe più contenuta, lo 0,6% annuo, per effetto della parallela flessione della popolazione complessiva”.

Il prolungato calo delle nascite e l’invecchiamento delle coorti nate durante il baby-boom comporteranno una diminuzione molto intensa del numero di persone in età lavorativa (15-64 anni): al 2050 quella fascia di popolazione sarà inferiore a 30 milioni di unità, circa 1 milione in meno rispetto al 1950, con relativo aumento del tasso di dipendenza. Ovvero del numero di pensionati a carico delle persone attive. Per ogni dieci persone in età da lavoro, ci saranno otto bambini e anziani, rispetto agli attuali sei.

La minor disponibilità di manodopera se non compensata da una maggiore intensità o produttività del lavoro avrà un effetto negativo sulla crescita. Con l’effetto collaterale di una crescente pressione sulle finanze pubbliche, in particolare sulla spesa per pensioni, sanità e assistenza a lungo termine. “In prospettiva, il Servizio Sanitario Nazionale dovrà far fronte alla fuoriuscita per pensionamento di una quota rilevante del personale, allo stesso tempo in cui l’invecchiamento della popolazione genererà una domanda crescente per i suoi servizi”, ha spiegato Brandolini. “Nel prossimo decennio il turnover del personale e il potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Pnrr genereranno un fabbisogno di medici, compresi i medici di base e i pediatri, pari al 30% dell’attuale organico e di infermieri pari al 14%. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno”.

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