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Torino, fingono il divorzio per non pagare 700mila euro di cartelle esattoriali, ma le effusioni sui social li incastrano: condannati

Su Facebook l'uomo definiva "sua" la Porsche intestata alla suocera e chiamava l'ex moglie ancora "sua compagna", nonostante il divorzio formalizzato davanti al giudice
Torino, fingono il divorzio per non pagare 700mila euro di cartelle esattoriali, ma le effusioni sui social li incastrano: condannati
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Sono stati condannati a due anni di reclusione lui, e ad un anno e mezzo lei, la coppia di coniugi che aveva finto di separarsi con l’obiettivo di eludere il fisco ed evitare il pagamento di una cartella esattoriale. La sentenza, depositata lo scorso 28 febbraio dalla terza sezione penale della Corte Suprema, è diventata così definitiva per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.

I fatti si sono consumati a Torino: a quanto si apprende dal Messaggero, l’uomo – “titolare di un cospicuo patrimonio mobiliare e immobiliare” – per “liberarsi” dei suoi beni aveva trasferito le quote del suo immobile alla moglie e intestato la sua Porsche alla suocera. Non solo: aveva preso in affitto una casa per depistare le indagini. Una messinscena ben studiata che non ha retto davanti alle indagini degli inquirenti. Questo per una serie di incongruenze sospette: anzitutto, il locale dove “l’ex” marito aveva fittiziamente stabilito la sua residenza era rimasto disabitato, come hanno poi confermato i vicini e l’amministratore dell’immobile dichiarando di non averlo mai visto da quelle parti. Inoltre, dagli accertamenti della Procura, l’uomo continuava a convivere more uxorio nella casa coniugale. Era parso poi strano che il ricorso per la separazione fosse stato iscritto a ruolo dalla coppia un mese dopo la notifica di avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per 473,359 euro nei confronti dell’imputato, seguito da un secondo avviso da 213,929 euro. Ma i sospetti più evidenti hanno riguardato l’esibizionismo ostentato dall’uomo sui social, i post pubblicati su Facebook dove definiva “l’ex moglie” ancora sua compagna e la Porsche “ceduta” alla suocera come “sua auto”. I servizi di appostamento della polizia giudiziaria lo avevano visto sfrecciare al volante della stessa auto e sempre lui ne pagava il tagliando e le spese annesse. E ancora, cuoricini, selfie con baci e commenti romantici: tutti elementi di grande valore probatorio e “confessatorio”, come ha affermato la Cassazione.

La Corte di appello di Torino, confermate le pene già inflitte dal tribunale torinese il 26 gennaio 2023, ha dimostrato come “tale pronuncia confermi come si stia espandendo il potere ispettivo della polizia giudiziaria nelle operazioni di accertamento fiscale”, dichiara Stefano Scialbi, specialista di diritto tributario. “La Cassazione ha confermato che le verifiche fiscali possono estendersi anche al conto corrente del coniuge o del convivente di fatto“, aggiunge l’avvocato, suggerendo che neanche le finte separazioni possono scongiurare accertamenti da parte del fisco.

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