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Sara Campanella, un uomo ha provato a inseguire l’aggressore: “Lei urlava ‘Basta, lasciami'”

I fatti sono ricostruiti dalla pm Alice Parialò, che ripercorre le indagini dei carabinieri e le testimonianze nel provvedimento fermo disposto nei confronti di Stefano Argentino
Sara Campanella, un uomo ha provato a inseguire l’aggressore: “Lei urlava ‘Basta, lasciami'”
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L’ha seguita, l’ha approcciata, hanno litigato, e – mentre lei ha provato ad andare via – lui le ha sferrato due violenti colpi con un taglierino, uno alla spalla e uno, mortale, alla gola. A quel punto si è allontanato: prima con calma, senza correre. Poi si è dato alla fuga, facendo perdere le sue tracce. È andato via da Messina, è tornato nella sua Noto, dove, aiutato da complici, si è nascosto nel B&b della madre. I fatti sono ricostruiti dalla pm Alice Parialò, che ripercorre le indagini dei carabinieri e le testimonianze nel provvedimento fermo disposto nei confronti di Stefano Argentino, il 27enne collega di studi di Sara Campanella, che da anni la perseguitava, mentre lei cercava di tenerlo a distanza.

“Ero in piedi in attesa dell’autobus (nei pressi dell’ex campo da calcio di Messina, il Celeste, ndr), udivo improvvisamente delle forti grida inizialmente dall’origine incomprensibile senza comprenderne il contenuto”, inizia così il racconto di una testimone, riportato nel fermo della Procura di Messina. “Subito dopo – continua la teste – vedevo nel marciapiede di fronte una ragazza di circa 20 anni, mai vista prima, provenire dalla mia destra, stava fuggendo velocemente in preda al panico, piangendo in posizione piegata, come in evidente stato di sofferenza”, poi la ragazza “si fermava sullo stesso marciapiede all’incirca all’altezza della fermata in cui mi trovavo continuando a chiedere aiuto gridando, mentre si accasciava per terra”.

Poi lui la raggiungeva: “Un ragazzo di 23 anni circa, con un’arma da taglio in mano, che non ho visto con precisione. Raggiunta la ragazza che era per terra ancora intenta a gridare per poco, date le sue condizioni, si allontanava subito dopo a piedi con la suddetta lama in mano correndo in direzione Messina centro, inseguito dal ragazzo che era con me alla fermata”. La donna quindi chiamava i soccorsi, poco dopo i carabinieri di Gazzi (quartiere di Messina dove è accaduto tutto) arrivavano alla fermata e trovavano la ragazza “riversa al suolo immersa in una pozza di sangue e priva di sensi. La ragazza, pertanto, veniva immediatamente portata al Pronto soccorso” del Policlinico di Messina, distante solo pochi metri.

Il ragazzo che aveva inseguito l’assassino di Sara dava allora una prima descrizione: “Un ragazzo coni capelli corti scuri, indossava un giubbotto scuro con uno zaino scuro”. Sara gridava “Basta, lasciami, basta”, così racconta il ragazzo ai carabinieri. Poco dopo vede la ragazza ripiegata su se stessa e con sangue “su tutti gli indumenti”. “Nella mano sinistra il ragazzo aveva un taglierino. E si allontanava senza scappare”, racconta ancora.

Descrizione che è stata utile agli investigatori. Così come le testimonianze delle amiche della giovane studentessa. Poi le immagini delle telecamere di videosorveglianza permettono di ricostruire i momenti che hanno preceduto l’agguato. Il pedinamento, la discussione e poi l’accoltellamento. Ora Stefano Argentino si trova al carcere di Messina, dove è stato trasferito dopo il fermo eseguito a Noto, in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

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