Caso Margaret Spada, i chirurghi indagati di nuovo al lavoro: “L’Ordine non ci ha fermato”

“Se mi lascia il suo cellulare la faccio richiamare per una visita con Marco”. Rivolge così la stessa frase la segretaria dello studio di chirurgia estetica all’ignaro paziente che chiama per un appuntamento con Raffaello Procopio. Sì, proprio quei Procopio, noti chirurghi estetici indagati per la morte, il 7 novembre dello scorso anno, di Margaret Spada, la 22enne che si sottopose ad una rinoplastica parziale nella clinica “abusiva” di Roma.
C’è un’inchiesta per omicidio colposo che grava su Marco Procopio e il figlio Marco Antonio, ma come si apprende dal Messaggero i Procopio hanno ripreso a lavorare. Non nello studio di via Pavese, dove Spada venne operata e ora sottoposto a sequestro dalle autorità, ma in una struttura distante appena sei minuti e ribattezzata Ipanema Clinic, un omaggio al Brasile, luogo di nascita del figlio Marco e di Raffaello, l’altro fratello Procopio anch’egli chirurgo. La famiglia, lascia intendere così la segretaria ai giornalisti del Corriere che l’hanno raggiunta, è di nuovo in piena attività, e dopotutto non c’è nulla che formalmente impedisca ai Procopio di continuare la loro professione.
L’Ordine dei medici di Roma non può adottare infatti provvedimenti prima della sentenza di terzo grado. Né la Procura ha chiesto di inibire l’attività dei Procopio. Il fratello minore Raffaello, estraneo alla vicenda giudiziaria in corso, parla in difesa dei famigliari: “Se vogliono possono lavorare, l’Ordine dei medici mica ci ha fermato. Mettiamo che stanno lavorando ok, e allora? Il loro studio ha riaperto perché non c’è niente di sbagliato”. Gli unici “fastidi” che potrebbero venire ai Procopio sono di due tipi: il primo, le recensioni negative sui social di alcuni pazienti, che hanno denunciato il fatto che i chirurghi “fumavano durante gli interventi”. Il secondo, molto più spinoso e grave, quel coinvolgimento con la morte di Spada.