Un detenuto è morto dopo aver dato fuoco, forse in segno di protesta, alla sua cella nel carcere di Capanne a Perugia. La vittima è un tunisino di 56 anni e a darne notizia è il segretario dell’Umbria del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), Fabrizio Bonino. “Il pur tempestivo intervento degli agenti non ha potuto impedire il tragico evento”, ha spiegato il sindacalista. Trasferito subito in ospedale, per il 56enne non c’è stato, però, nulla da fare.

L’uomo era stato spostato dal reparto penale a quello circondariale ed “è lì che ha inscenato la folle e drammatica protesta che gli è costata la vita”, spiega Bonino. Sindacalista che segnala, in una nota, che il fatto è avvenuto nella terza sezione del carcere, “da tempo al centro delle critiche sindacali per la sua fatiscenza“. Per il Garante per i detenuti dell’Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio, “purtroppo l’accaduto era stato preannunciato in più occasioni ma potrebbe essere l’inizio di una escalation se non si interviene immediatamente”. “Le carceri umbre in questo momento hanno raggiunto un livello di sovraffollamento mai avuto nella storia”, spiega Caforio: “Terni a fronte di una capienza di 422 ha superato i 500 detenuti – ha aggiunto – ma anche le altre carceri hanno un sovraffollamento superiore al 30% della capienza massima”.

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