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Arresti a Napoli per mazzette sui certificati di morte, l’intercettazione: “L’impiegato del Comune è a disposizione”

L'ordinanza: l’associazione a delinquere incentrata sulle tangenti a Napoli era “formata da almeno 65 persone”
Arresti a Napoli per mazzette sui certificati di morte, l’intercettazione: “L’impiegato del Comune è a disposizione”
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L’associazione a delinquere delle mazzette sui certificati di morte a Napoli era “formata da almeno 65 persone” ed era capeggiata da tre dirigenti del distretto sanitario 24 dell’Asl Napoli 1, con sede in via Chiatamone: i dottori Federico Mirante, Luigi Rinaldi e Margherita Tartaglia, che hanno agito “mediante un preciso modus operandi e con compiti ed attività ben collaudate”. I tre sono ritenuti promotori e organizzatori “di una struttura permanente nel tempo, operativa anche oggi, adeguata rispetto al fine criminoso da raggiungere, dove i singoli associati divenivano parti di un tutto finalizzato a commettere una serie indeterminata di delitti della stessa specie”.

Lo scrive il Gip Fabio Provvisier in alcuni dei passaggi dell’ordinanza che ha disposto il loro arresto in carcere, tra i 70 arresti che hanno sgominato il sodalizio. Intorno ai tre dirigenti medici ruotava un mondo di impresari di pompe funebri, impiegati comunali addetti alle scartoffie, le “schede” (il gergo dei test Dna per le cremazioni, ndr), che accompagnano le pratiche di sepoltura e cremazione, e procacciatori di affari nei Caf e nei patronati, dove ci si affaccia per le pratiche di invalidità ed altro, il sottobusiness del gruppo. Emblematica una intercettazione ambientale del 24.7.2023 negli uffici del distretto 24. Sono in stanza i dottori Rinaldi, Tartaglia e Vito P., referente di otto imprese funebri, finito anche lui in carcere. Che ride insieme alla Tartaglia. Dalla conversazione si evince che il guadagno non consisteva solo nella 50 o 70 euro extra. In qualche caso ci si accontentava anche di un po’ di spesa dal salumiere.

Vito: “Tutti senza scheda”?
Rinaldi: “Quattro morti senza scheda”?
Rinaldi: “Io sabato uno solo ho fatto… uno mi sono fatto a C. perché la scheda era sbagliata gli ho detto adesso come sta glielo dite”
Tartaglia: “Io gliel’ho fatta gratis”
Rinaldi: “E D. che stava davanti a me M. ha detto C. il dottore ha chiesto 70 (euro n.d.r.) perché tutti quanti mi pagano 70 c’è la cremazione non P. l’altro fratello E. ha detto qua tutti quanti pagano 70 perché tu devi pagare 50 allora ha tirato fuori un’altra 20 euro … ah ho tolto 70 euro a C. ah .. ho goduto, ho goduto … D. venne con la scheda e poi vennero S. e coso normale, comunque quattro ne feci pure io” (…)
Tartaglia: “No c’è stima ma poi lo sai che cos’è caffè tonno cose, mi riempie di tante cose no mammamia, poi con G. io sono amica io tengo solo lui..”.

Anche gli impiegati comunali si accontentavano di poco. Lo conferma l’impresario di pompe funebri Gennaro T., uno degli indagati arrestati e messi in carcere, intercettato il 18.10.2023 mentre dice questo a un dipendente comunale dell’ufficio 38: “I medici? Non volevano scendere e ci cercava pure il 20 euro … il Comune? Il Comune è a disposizione, chiamavamo il caffè, io portavo i dolci, qua stanno gli scontrini fiscali, portavo i dolci qual è il problema? Ho portato un pasticcino e qual è il problema”. Alla fine l’affare intorno al certificato fasullo si conclude per una cifra irrisoria: “Dammi 20 euro, dai…”.

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