“Yasser Arafat? Un personaggio straordinario. Non ha rappresentato solo la bandiera del popolo palestinese, ma soprattutto la sua speranza“. È stata Carmen Lasorella, ospite insieme a Claudio Santamaria a La Confessione di Peter Gomez in onda stasera alle 20.15 su Rai 3, a rievocare lo storico leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, conosciut durante un’intervista nel 1997, prima degli accordi di Hebron che vedevano già Bibi Netanyahu come rappresentante israeliano contrapposto proprio ad Arafat. Il capo dell’Olp aveva detto alla giornalista che “nessuno può fermare la marcia della storia“, una frase che oggi risuona amara. “Lo incontrai fuori dal contesto pubblico a casa sua e conobbi la moglie e la bambina. – ha raccontato il volto storico del Tg2 – Era importante creare l’atmosfera giusta in modo che un uomo di Stato si sentisse a proprio agio e potesse parlare anche dei sentimenti del proprio popolo. Rivedendo questa intervista, mi viene in mente un contesto completamente diverso da quello attuale. Gaza è morta, Gaza non c’è più”, ha chiosato la celebre corrispondente di guerra della tv pubblica.
La giornalista divenne talmente famosa sul finire degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, tanto da essere presa bonariamente in giro dal Trio Solenghi-Marchesini-Lopez nonché protagonista di vignette di Giorgio Forattini sulla prima pagina di Repubblica. Lasorella ha anche rievocato con commozione l’attentato subito il 9 febbraio del ‘95 in Somalia, durante il quale venne ucciso l’operatore Rai Marcello Palmisano insieme a nove uomini della scorta armata. Molti anni prima un cartomante di Piazza Navona a Roma aveva fermato la giornalista e le aveva fatto un’inquietante profezia, annunciandole che verso i 40 anni avrebbe perso qualcuno, ma poi sarebbe rinata. Nel corso dell’intervista Lasorella ha ripercorso la sua carriera, dal primo lavoro nel 1979 al provino per la conduzione del Tg2 nel 1987, con l’allora direttore Antonio Ghirelli, socialista, che le aveva detto: ‘Si’ ‘na bella guagliona, c’hai stoffa. Vuoi fare il tg?’, fino alla rivalità, mai del tutto esplicitata con un altro volto di punta della Rai di allora, Lilli Gruber, a cui la giornalista ha mandato un breve messaggio nella confessione finale tutta da scoprire. Lasorella ha parlato anche dei suoi reportage più importanti in Iraq, Libano, Eritrea, Ruanda, tutti fronti di guerra dove una donna era praticamente un’aliena, se non si conta la corrispondenza di Oriana Fallaci, che però scriveva articoli per la stampa. Anche Silvio Berlusconi provò a portarla al Tg5, ma “parlava solo di soldi e poco di progetti”.
Nella seconda parte della puntata è stato il turno di una superstar del cinema e della tv italiana, Claudio Santamaria. Il 51enne attore romano, David di Donatello come protagonista nel 2016 di Lo chiamavano Jeeg Robot, popolare volto del cinema di Gabriele Muccino e Michele Placido, nonché nei panni televisivi di Rino Gaetano e Alberto Manzi, ha voluto raccontare l’approccio ruvido e difficile con il maestro Bernardo Bertolucci. “Al provino per L’assedio nel 1998 per arrivare fino a lui c’era stata una lunga trafila. – ha spiegato l’attore e doppiatore – Sono andato dall’aiuto regista di Bertolucci, una tigre. Prima parlavi con lei, poi se le piacevi, lei faceva un cenno segreto alla casting che iniziava a registrare. Neanche sprecavano la cassetta, se non le piacevi. Questi filmati venivano fatti vedere a Bernardo e se a Bernardo interessava qualcuno, lo incontrava. Quindi, quando l’ho visto, gli ho detto: ‘Eh allora?’. Lui ha risposto: ‘Allora cosa?‘. – ha ricordato l’interprete imitando la erre moscia del Maestro (le imitazioni sono un suo punto forte tanto che durante l’intervista si esibirà anche nei panni di Muccino e del collega Marco Giallini)- Mi fece capire che mi aveva scelto. Allora dico: ‘Vabbè, allora…’. E lui: ‘Beh aspettiamo il provino, magari sei negato…’“. Insomma, una doccia fredda per un attore alle prime armi, che si era trovato di fronte al suo mito, all’autore del suo film preferito, Ultimo tango a Parigi, con protagonista il suo attore preferito, Marlon Brando.
Santamaria che è nelle sale con due film, Follemente di Paolo Genovese e Il nibbio di Alessandro Tonda, in cui interpreta Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che vent’anni fa perse la vita in Iraq sotto il fuoco americano per salvare la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, ha risposto anche a domande di politica sull’appoggio, dato in passato, al Movimento 5 stelle e al Pd e ha rimandato al mittente il piano di Ursula Von der Leyen che prevede lo stanziamento di 800 miliardi di euro in riarmo per la difesa europea contro fantomatici attacchi russi: “Avremmo bisogno di soldi per ospedali, istruzione e per le famiglie, non per armarci”. Non poteva infine mancare lo spazio dedicato al grande amore per la giornalista Francesca Barra, sposata prima a Las Vegas e poi a Policoro, la loro città del cuore, dove a 11 anni avevano ballato un lento per poi ritrovarsi 30 anni dopo innamorati. E’ lei la fonte di vari aneddoti che Gomez è riuscito a scucire all’attore riguardo le sue fissazioni: la tromba, diventata così importante da volerla portare anche all’ospedale quando è nata la loro bimba, Atena; le diete ferree, seguite per ingrassare (per Enzo, ad esempio, protagonista di Jeeg Robot), o dimagrire, come nel caso dei 70 chili raggiunti per interpretare l’esile Rino Gaetano della serie tv o anche Calipari nell’ultimo film. Infine la passione per l’inventore Nikola Tesla (“E’ vero, mi sono comprato persino la macchina del raggio viola”) e l’ultima: la fissazione per l’arabo, nata proprio sul set de Il Nibbio. Insomma, Francesca deve essere un a donna molto paziente oltre che molto innamorata.
La Confessione è un programma realizzato da Loft Produzioni, ideato da Luca Sommi e Peter Gomez, scritto da Cecilia Pandolfi ed Elena Rosselli, con la regia di Matteo Forzano, fotografia di Mauro Ricci, scenografia di Giorgia Ricci.