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Caso Alex Marangon, “lesioni compatibili con una colluttazione”. Ma non è ancora escluso il suicidio

Le lesioni al costato fanno ipotizzare che il ragazzo sia stato preso a calci, ma anche quelle al volto, in particolare quella intorno a un occhio
Caso Alex Marangon, “lesioni compatibili con una colluttazione”. Ma non è ancora escluso il suicidio
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Già sette mesi fa si parlò di pestaggio e lo fece la procura di Treviso, ma anche se l’autopsia conferma che durante la notte trascorsa nell’abbazia di Vidor, nel Trevigiano, Alex Marangon, fu picchiato, non si può escludere il suicidio. È quanto emerge dall’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Furlanetto, ormai otto mesi fa, sul corpo del barman veneziano di 26 anni, trovato morto martedì 2 luglio sul greto del fiume Piave. Le lesioni al costato fanno ipotizzare che il ragazzo sia stato preso a calci, ma anche quelle al volto, in particolare quella intorno a un occhio, dimostrano una violenza. Ma la colluttazione, pur certa, non esclude il successivo suicidio.

Il cadavere del ragazzo fu trovato a tre giorni dalla sua sparizione con la testa fracassata e una serie di tumefazioni su tutto il corpo. Il precedente 28 giugno, Alex aveva partecipato a un raduno sciamanico nell’abbazia di Vidor. All’evento, organizzato da seguaci della disciplina sudamericana che vuole curare il corpo con musica e infusi di erbe dagli effetti psichedelici, erano presenti 20 persone. Marangon avrebbe assunto ayahuasca. Il giovane, secondo alcune testimonianze, avrebbe lasciato la stanza, allontanandosi in giardino. Qui due dei presenti lo avrebbero seguito per un po’ ma non vedendolo sarebbero poi tornati indietro.

Gli esiti dell’autopsia aggiungono particolari, ma non chiariscono, quindi. Alcune lesioni sul corpo del giovane non sarebbero compatibili con la presunta caduta del ragazzo dalla terrazza dell’Abbazia, che si affaccia sul Piave. Altre lesioni, invece, potrebbero essere state provocate dall’impatto dopo un volo di dieci metri. L’ipotesi del suicidio, da sempre negata dalla famiglia, resta però in piedi. Altro elemento che emerge dal documento, il 26enne non è morto per annegamento, bensì a causa di un forte trauma cranico. La consulenza tecnica, consegnata in procura alcuni giorni fa, ora è a disposizione del pubblico ministero Giovanni Valmassoi e degli avvocati della famiglia Marangon.

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