Un viaggio al centro della Terra, tra bagliori di cristalli, colori vulcanici e la morbidezza avvolgente di velluti e sete. È l’esperienza sensoriale offerta da Giorgio Armani con la sua collezione Autunno/Inverno 2025-2026, intitolata, non a caso, “Radici“, che ha chiuso in bellezza questa Milano Fashion Week. Nell’intimità ovattata dell’Armani/Teatro di via Bergognone, avvolto in un’oscurità che esalta la matericità dei tessuti e la preziosità dei ricami, va in scena una collezione che è un ritorno all’essenza dello stile Armani, ma proiettato verso il futuro. Abbiamo il privilegio di vederla sfilare seduti accanto a Silvana Armani, nipote dello stilista, responsabile delle collezioni femminili di Emporio nonché “erede” designata dello stile. Sessantotto anni di cui quaranta trascorsi a lavorare al fianco dello zio, che anche lei chiama “signor Armani” quando è sul lavoro, giovedì è uscita con lui in passerella, oggi siede in platea dove l’atmosfera è raccolta, quasi un salotto, con gli ospiti seduti attorno a piccoli tavoli, immersi nell’oscurità, per concentrarsi sulla matericità dei tessuti e sulla luce dei ricami. Nell’aria risuonano note di pianoforte che portano gli echi di musiche lontane. Silvana segue attenta ogni uscita, scansiona con lo sguardo le modelle. Sorride ai nostri “wow” e si emoziona quando, con le colleghe, ci complimentiamo per la collezione. Sì, perché Re Giorgio ci ha regalato una delle sfilate più belle di questa Settimana della Moda, riuscendo – come solo lui sa fare – ad incanalare l’anima della sua alta moda in una linea di prêt-à-porter.
“Ogni collezione per me è il desiderio di trovare nuove prospettive, di offrire nuove letture di uno stile i cui contorni sono chiari e netti”, spiega Armani. “Questa stagione ho pensato alle ‘Radici’, immaginando abiti che prendono i colori della terra, dei minerali, di certi paesaggi arsi dal sole. Ho voluto immaginare una nuova armonia, perché penso sia quello di cui tutti abbiamo bisogno“. Così “radici”, in questo contesto, ha un duplice significato: da un lato, il ritorno all’essenza dello stile Armani, “un ritorno alle proprie radici, la riaffermazione di uno stile autentico”, come si legge nella nota della collezione; dall’altro, un omaggio alla natura primordiale, alla forza degli elementi, alla ricchezza della terra.
Ecco allora sfilare linee fluide e morbide, che accarezzano il corpo senza costringerlo. Pantaloni che si aprono in “foglie di tessuto”, come maxi plissé che si richiudono alla caviglia, infilandosi in stivaletti stringati. Giacche dal taglio impeccabile, ma rese più morbide dai tessuti: velluti, cashmere, sete jacquard. Cappotti lunghi e decostruiti, preziosi, o doppiopetto, stretti in vita e proposti nei toni caldi della terra. Maxi cinture che sembrano minerali lavorati, a segnare la silhouette. E poi, gli echi di terre lontane, di un Oriente e di un Sud del mondo che si fondono in una visione senza tempo, come sottolinea lo stesso stilista: uno stile “senza tempo e senza luogo, un sempre e ovunque”. Un’ispirazione che si traduce in ricami preziosi, in collane maxi, in dettagli che rimandano a culture diverse, ma che si armonizzano perfettamente nell’inconfondibile stile Armani.
È la sera, però, a rivelare il lato più spettacolare della collezione. Gli abiti si fanno impalpabili, preziosi come gemme, illuminati da ricami scintillanti come cristalli di pietra lavica. Tuniche di cristalli e pantaloni sottili, veli che sovrastano abiti sottoveste, top strutturati che brillano come minerali. Una femminilità misteriosa e intoccabile, quella immaginata da Armani, che sembra emergere dalle profondità della terra. Sono creazioni preziose che strizzano l’occhio alla couture ma progettate con quella pragmaticità che fa sì che possano essere realizzate in serie, per regalare quell’idea di sogno tipica dell’alta moda che riaccende il desiderio sopito di molte amanti (e clienti) della moda. L’armonia si ritrova nella palette di colori, che spazia dai toni sabbiosi e dorati all’intensità dei marroni e dei verdi, fino ai bagliori del blu quarzo e del greige galenite.
Una collezione, “Radici”, che è un inno alla purezza e al rigore, alla quintessenza dell’eleganza “armaniana“, quella “senza sforzo” ma capace di trasmettere un forte senso di sicurezza a chi la indossa. Ad applaudire le creazioni di Re Giorgio, un parterre di ospiti illustri, tra cui Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Annalisa, Margherita Buy e la senatrice Liliana Segre, accolta al suo arrivo da un lungo applauso.