Come paghiamo l’esclusione di Ue e Ucraina dalle trattative: ci rimbocchiamo le maniche o fuggiamo?
di Rossella Dotta
Angustie diurne e incubi notturni funestano il nostro tran tran mentre serpeggia l’inquietudine suscitata dalle recenti affermazioni trumpiane. Effettivamente c’è di che preoccuparsi. La perversione della realtà e la manipolazione dei fatti sono in costante aumento, parallelamente alla diffusione del “virus” dell’immoralità, che agisce sulle menti disinformate corrompendo la capacità di discernere il bene dal male e annebbiando la coscienza collettiva.
Le strategie messe in atto da chi mente sono tanto subdole quanto lampante è la meschinità predatoria dei fini: influenzare l’opinione pubblica destabilizzando il pensiero critico e alimentando divisioni. Affrontare queste squallide dinamiche richiede elevate dosi di attenzione e consapevolezza, perché la manipolazione è un’arte sottile, che può agire in modo proficuo se non viene contrastata con fermezza, calma e lucidità, tenendo a mente che la verità è l’arma più potente da utilizzare in questi frangenti. Ribadirla. In ogni dove.
Un passato di negligenze prima o poi presenta un conto salato. Per le occasioni perse in cui l’Unione avrebbe dovuto prodigarsi, con costanti sforzi diplomatici e insistere per una convergenza sulla fine della guerra. E ora? Che fare?
Una solida coesione permetterebbe di unire risorse, competenze e energie, creando una sinergia in cui la forza collettiva supera le singole debolezze. Occorre lasciarsi alle spalle contrasti e individualismi identitari, disporre di competenze politiche avulse da opportunismi elettorali, senso di responsabilità e riconoscimento di un obiettivo più grande: difendere i valori della nostra democrazia liberale e gli strumenti per custodirla in futuro ma, soprattutto, fronteggiare con un unanime sussulto di dignità l’esclusione dalle trattative.
Smorzare la conflittualità dovuta a interessi contrastanti richiede un mix di strategie che promuovano il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise tra i paesi dell’Unione. La strada è impervia, l’incedere burocratico dell’Ue di una lentezza che non può competere con la rapidità della donna/uomo forte e sola/o al comando. A meno che, cambiando prospettiva, si intraveda un’altra strada percorribile che non porti al precipizio. Quindi, ora, come intendiamo pagare il conto dell’esclusione dell’Ue e dell’Ucraina nelle trattative? Ci rimbocchiamo le maniche e laviamo i piatti sporchi o fuggiamo dalla finestra del bagno rischiando di schiantarci?