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Milleproroghe, il governo congela la norma anti-porte girevoli: i magistrati ai vertici dei ministeri potranno tornare subito in toga

I giudici e i pm scelti dai ministri e dalla premier potranno tornare a esercitare attività giurisdizionale, e diventare capi di un ufficio, dal giorno dopo la fine del loro incarico
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Per i magistrati nominati dal governo Meloni le norme “anti-porte girevoli” non valgono più. Lo prevede una modifica inserita al Senato nel testo del decreto Milleproroghe, ora alla Camera per l’approvazione definitiva. Il comma 8-ter dell’articolo 10 “congela” le regole previste della riforma Cartabia del 2022 per le toghe chiamate a fare i dirigenti nei ministeri: divieto di esercitare attività giurisdizionale per un anno dalla cessazione dell’incarico e, soprattutto, divieto di assumere incarichi ai vertici degli uffici (presidente di Tribunale, procuratore capo e così via) per ulteriori tre anni. Una normativa pensata per evitare che il mandato politico diventasse un trampolino di carriera.

Queste disposizioni, prevede però ora il Milleproroghe, si applicheranno solo “agli incarichi assunti dopo il 31 agosto 2026” per tutte le amministrazioni titolari di interventi del Pnrr. Di fatto quindi tutti i giudici e i pm scelti dai ministri e dalla premier come segretari generali, capi e vice-capi di gabinetto o di Dipartimento potranno tornare a indossare la toga, e diventare capi di un ufficio giudiziario dal giorno dopo la fine del loro incarico. Tra i beneficiari più noti ci sono Carlo Deodato, presidente di Sezione del Consiglio di Stato e attuale Segretario generale della Presidenza del Consiglio, e i capi di gabinetto dei ministri Carlo Nordio e Matteo Salvini, Giusi Bartolozzi e Alfredo Storto.

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