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Eleonora Giorgi: “Ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile”

Negli ultimi quattordici mesi, da quando ha scoperto il tumore al pancreas, l'attrice ha deciso di condividere con il pubblico la sua malattia

di Francesco Canino
Eleonora Giorgi: “Ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile”

“Mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile”. In questa frase c’è il riassunto di ciò che Eleonora Giorgi sta vivendo nell’ultimo mese: tre settimane fa, si è ritrovata di notte da sola in casa a urlare in preda ai dolori e così il suo oncologo ha deciso di ricoverarla in una clinica, dove si sta sottoponendo alla terapia del dolore e, in parte, ha recuperato le forze.

Le parole dell’attrice, affidate alle pagine de Il Corriere della Sera, sono senza sconti e senza filtri, coerenti con gli ultimi quattordici mesi, da quando ha scoperto il tumore al pancreas e ha deciso di condividere con il pubblico la sua malattia. E rivela per la prima volta che, quando ha compreso la gravità del suo male, non voleva curarsi: “Ho detto ai miei figli che non volevo accanimenti terapeutici: Paolo mi ha fissato sconvolto. Senza di loro forse avrei rinunciato: dopo la prima chemio ho passato una notte abbracciata al water”.

A chi le chiede come sta oggi, risponde con cruda sincerità: “Non c’è nulla di male a dire che non riesco a fare più di dieci passi. Sto facendo la terapia del dolore, morfina e cortisone. Ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile”, rivela. E poi aggiunge poche parole che dicono tutto: “Ogni giorno è un regalo”. Per questo è circondata continuamente dall’amore dei suoi figli, Andrea Rizzoli e Paola Ciavarro, e da quello del suo nipotino Gabriele, tre anni, che a San Valentino è andato a trovarla con la mamma, Clizia Incorvaia: “Gli hanno detto che la nonna è in albergo: abbiamo liberato in aria dei palloni rossi”.

Le giornate le passa affrontando tre cicli di terapie, la sua pancia e le sue gambe sono gonfie, ma lei reagisce prendendosi cura del suo aspetto, come sempre: “Ogni giorno metto il fard e il cappellino, ho anche una spazzola per i capelli, anche se sono di un centimetro. Cerco di rispettarmi: ricevo complimenti per la mia eleganza in pigiama”. I momenti più duri? Arrivano la notte, che passa sveglia: “Nel silenzio mi sento su un’altalena, sospesa. Non sono spaventata: ho avuto molta più paura di vivere. La vita a volte è crudele. Trovarsi nella consapevolezza della morte ti fa analizzare le cose in modo diverso. Mentre dormo, adesso sogno. Prima non succedeva.

E quando mi sveglio ripenso ai miei figli da piccoli, frutto dell’amore con due uomini che hanno scelto di diventare padri con me”, racconta riferendosi ad Angelo Rizzoli e a Massimo Ciavarro. Infine, ammette che la sua anima “è pronta per essere portata via con il vento” e dice di sperare ancora in un miracolo, parola che ha ripetuto molto spesso in queste ultime settimane: “Sono alle prese con un naufragio e cerco di gestirlo. Ma in fondo sono così matta che spero ancora in un miracolo. Se succederà correremo dal Papa e chiederemo spiegazioni”.

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