“Ho affrontato la nausea per la vita che stavo facendo. Quella sensazione di star vivendo una vita che non mi apparteneva. Mi sono fermato ed ho deciso di volermi bene. E ora sto meglio in equilibrio”, così Chiello in monologo al programma “Le Iene”. L’artista, classe 1999, nato a Venosa, una piccola località in provincia di Potenza (Basilicata), duetta – il 14 febbraio – con Rose Villain nella serata delle cover in occasione della 75esima edizione del Festival di Sanremo. I due cantanti portano sul palco dell’Ariston “Fiori rosa, fiori di pesco” di Lucio Battisti. “Mi piace molto l’attitudine di Rose, mi ci rivedo in alcuni aspetti. In questi mesi siamo entrati in sintonia, abbiamo passato del tempo insieme in studio e sono nate anche delle belle canzoni – spiega Chiello – Quando Rose mi ha chiesto di accompagnarla nella serata dei duetti a Sanremo con la canzone ‘Fiori rosa, fiori di pesco’, non ho potuto rifiutare, essendo un grande ammiratore del cantautorato italiano di quel periodo”.
Chiello racconta a fondo e senza mezzi termini le difficoltà che ha trascorso durante la vita. I “demoni interiori” che, in alcuni momenti, hanno preso il sopravvento in lui. Il cantante è il megafono di una parte della Generazione Z: attraverso i suoi testi, molti ragazzi si riconoscono e s’immedesimano in lui, entrando in simbiosi. Nato e cresciuto artisticamente in un contesto hip hop, condito da graffiti e freestyle, Chiello è riuscito a trovare sfogo (quasi) solo nella musica. Si rintana in cameretta, scrive, suona e canta. Lui e la sua arte: il resto è come sparisse. “Con la musica in generale ho un bel rapporto, ma con la mia un po’ meno. Questo perché, spesso, è diventata un incubo. La musica è il primo pensiero quando mi sveglio e l’ultimo quando vado a dormire. Ma è anche una delle poche cose che mi fa stare bene”, aveva spiegato ad esse Magazine poco dopo l’uscita del suo ultimo album “Mela marcia”.
Prima di intraprendere la carriera da solista, Chiello si era fatto conoscere con il suo collettivo, i FSK Satellite, con cui ha raggiunto il disco di platino per l’album d’esordio FSK Trapshit. Il gruppo, composto da Taxi B, Sapobully e lo stesso Chiello, faceva principalmente trap ma, dopo lo scioglimento, l’artista classe ’99, si è gradualmente allontanato dal genere. Scelta che, come spesso accade, ha “diviso” il pubblico che lo seguiva e conosceva soprattutto per la trap. Ma a Chiello, l’opinione degli altri, è sempre importata il giusto. “Non ho paura che le persone siano deluse dal mio cambiamento. Io sono una persona e, come tutti, faccio il mio percorso. Non mi limiterò ad essere una sola cosa per compiacere agli altri”. E, cosa che conta maggiormente, “ho ricercato la passione che stavo perdendo”, a seguito di un periodo complesso a livello personale.
Nonostante la giovane età, Chiello non rinuncia a guardare, ammirare ed interiorizzare ciò che suonavano i cantautori italiani d’un tempo. È aspra la critica che l’artista fa a buona parte della musica contemporanea: “La maggior parte della musica italiana mi fa cagare – ha detto Chiello in un’intervista a Rockol -. Mi rattristano i temi. Quando ascolto le canzoni di oggi, quelle che vanno in classifica, fatico a trovare dei significati. Sembra tutto molto superficiale e questo mi disturba”. Per Chiello la musica è tutto, rappresenta il veicolo con cui parlare prima a sé stesso e dopo al suo pubblico. La sincerità (interiore), anche quella che fa più male, è la soluzione, il punto di (ri)partenza. Come quando in “La mattina dopo” canta: “A volte perdo i miei occhi nel vuoto/Ed è per questo che sembrano assenti/Ci darò un taglio con le dipendenze/Con le dipendenze/Prima era mia madre a tenermi la fronte mentre vomitavo/Ora il cesso di casa è tutto sporco/È mai possibile che io non riesca/A rimanere sobrio/Nemmeno per un giorno”.
È in questi momenti dove Chiello “ha toccato il fondo”, che è riuscito a rialzarsi più forte di prima. “Ho sempre saputo che realizzare il sogno di fare musica mia sarebbe stato difficile. Un continuo mettersi a nudo, senza compromessi. E infatti mi è capitato spesso di sentirmi fuori luogo, incompreso”, ha detto nel programma “Le Iene”. E ancora: “Io preferirei prendere esempio dai giganti, Luigi Tenco, Battisti, Enzo Carella, Piero Ciampi. Non mi avvicinerò mai alla loro grandezza, sia chiaro, lo so. Ma la vera sfida per me è superare me stesso, portare qualcosa che valga la pena di essere detto. Per farlo ho dovuto cambiare. Ero molto geloso della mia musica, di ogni parola che scrivevo. Non volevo condividerla. Oggi, invece, ho imparato che confrontarmi non mi toglie nulla, anzi può arricchirmi. Sono cambiate anche le mie parole: ho iniziato a fare trap e oggi provo a parlare d’amore. Dell’amore che provo e ricevo. Delle volte qualcuno mi dice che le mie canzoni, anche quelle più tristi, gli hanno fatto compagnia in un momento difficile. Per me questo è tutto. Se c’è qualcosa che conta davvero, è sapere di aver detto qualcosa di vero”, ha concluso.
Durante la carriera da solista, Chiello ha collaborato in brani come “Ayahuasca” di Mace e Colapesce, “Cancelli di mezzanotte” con Rkomi (platino) e “La strega del frutteto” con Madame e Sick Luke (oro). Nel 2021 ha debuttato con il suo primo album “Oceano Paradiso”, certificato platino. Lo stesso anno è stato invitato ai live di X Factor (2021) e, nell’estate 2022, ha partecipato ai Tim Summer Hits ed alla finale dei Tim Music Awards all’Arena di Verona. Tra le collaborazioni più recenti, invece, spiccano quelle con Mahmood e Tedua nel brano “Paradiso” e con Mace e Coez in “Ruggine”. Nel 2025 Chiello ha partecipato all’album “Tropico del Capricorno” di Guè, con il feat. “Non lo So”. L’artista, terminata la breve parentesi sanremese, porterà la sua musica sui palchi dei principali club italiani con il tour di sette date “Chiello Live 2025”.