di Leonardo Botta

Conosco Roccaraso per esserci stato in più occasioni. Per la verità, più in estate che in inverno: non so sciare, la prima e unica volta che c’ho provato ho rimediato una contrattura al legamento crociato e, morta lì, sci e bastoncini appesi al chiodo. Viceversa, vuoi mettere la salvifica frescura ferragostana dei duemila metri dell’Aremogna o del “Pratone”, mentre giù in basso milioni di “sfigati” boccheggiano in torride abitazioni con climatizzatori a manetta, o su roventi spiagge tra sibili molesti di racchettoni e sabbia che s’insinua in ogni orifizio?

Roccaraso è anche la location protagonista di una splendida ed esilarante canzone di Enzo Savastano (nessuna parentela con il protagonista di Gomorra: questo Savastano non farebbe male a un moscerino), geniale cantautore finto-neomelodico napoletano, dal titolo La nostra prima settimana bianca: “Una Multipla senza catene che risale verso la montagna / verso l’hotel da duecento stelle / che c’ha consigliato la Carfagna / è la nostra settimana bianca / che dovrebbe rilassarmi mentre a me mi stancaaa…”.

Per questo mi ha incuriosito la notizia dell’assalto nel weekend alla località turistica sorella minore delle più “altolocate” Cortina e Courmayeur, quando diecimila persone si sono riversate sulle innevate pendici dei suoi monti, chi a bordo della propria autovettura (mi auguro con catene, non come Savastano), chi organizzato in stracolmi autobus turistici, magari non per comprare skipass e affollare seggiovie e piste ma semplicemente per cazzeggiare giù a valle. Pare che quell’anomala affluenza abbia creato non pochi problemi alla città, sì, abbastanza gettonata ma non abituata a tale bulimia turistica. I disagi al traffico sono stati notevoli e la monnezza lasciata sulle bianche coltri (evidente residuo di picnic a base di “sasicce e friarielli”, pizze di maccheroni, struffoli e roccocò) ha fatto ahinoi il resto, al punto da provocare le ire del sindaco roccarasino.

Questo “sold out” è stato provocato da una sorta di flash mob lanciato da Rita De Crescenzo, influencer/youtuber/creator nonché cantante neomelodica partenopea (lei sì, sul serio: una sorta di Gigione in pantacollant leopardati) di cui ignoravo l’esistenza fino a ieri; e probabilmente la ignoravo io solo, visto che sembra che la tizia vanti un paio di milioni di follower, immagino sparsi prevalentemente sul territorio campano ma non solo. L’appariscente Rita (che, leggo, ha una fedina penale non proprio candida come le nevi d’alta quota) è habitué di Roccaraso e allora ha pensato bene di piazzare davanti allo smartphone il suo simpatico “faccino” e ha chiamato a raccolta i suoi fans napoletani lodando le amenità di una gita nel comune abruzzese. E quelli, manco a dirlo, si sono precipitati sul posto, ripromettendosi magari di rifarlo anche nelle prossime occasioni oppure di virare su qualche altra meta al semplice comando della persuasiva De Crescenzo (che, intendiamoci, ha tutta la mia invidia/ammirazione).

Ora, prendo atto della svalvolata del primo cittadino di fronte alla screanzata esuberanza dei turisti improvvisati ma, a esser sincero, non sono convintissimo che in cuor suo sia così dispiaciuto per questa pubblicità gratuita, sicuramente più efficace di tante costose campagne di réclame lanciate a mezzo stampa o social. Intanto, per mettere un po’ le mani avanti ha annunciato una stretta (con numero chiuso, targhe alterne et similia) sugli accessi al sito.

E a me, ripensando a Rita De Crescenzo e ai suoi affezionati follower, viene in mente il Pifferaio magico, il prodigioso suonatore di zufolo della famosa fiaba dei fratelli Grimm che, con l’ammaliatore suono del suo strumento, riuscì a condurre nel fiume la colonia di invadenti topolini (o erano pantegane?) che aveva invaso la città di Hamlin. Ieri il piffero, oggi Tik Tok: anche questo è “progresso”.

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