Parla di “allarmi inascoltati” sul virus “acrobata” ovvero H5N1 la virologa Ilaria Capua che in un intervento sul Corriere della Sera punta il dito contro gli Usa dove l’influenza aviaria da aprile è stata registrata nei bovini da latte e si è propagata in molti Stati. “Il virus acrobata H5N1, nella primavera del 2024, ha lasciato di stucco tutti i virologi del mondo facendo un salto di specie dagli uccelli ai bovini, animali considerati resistenti all’infezione. Questo spillover è avvenuto in Texas, e poi con una rapidità inimmaginabile si è esteso a 15 Stati americani, provocando ad oggi oltre 500 focolai nei bovini da latte – ricorda Capua – La dura verità è che gli allevamenti di bovini da latte non hanno subito le restrizioni sanitarie adeguate e, così, non solo l’infezione si è estesa ad altri allevamenti ma si è allargata ad altre specie, come i gatti ed i topi che possono essere veicolo di infezione per altri allevamenti”.

La scienziata sottolinea anche che “c’è dell’altro: il virus è stato trovato in un suino, specie sensibile e molto pericolosa da un punto di vista della potenziale emergenza di un virus pandemico; ovviamente si sono infettate anche alcune persone, in seguito al contatto con bovini infetti o anche senza contatto alcuno con animali serbatoio. La triste verità è che tutto quello che è stato reiterato per anni è stato completamente ignorato“. Inoltre in California che ha registrato oltre il 50% dei casi umani registrati, è stato confermato anche il primo caso pediatrico di cui si ignora la fonte del contagio. Per tutti gli altri invece la trasmissione è avvenuta in ambiente di lavoro nelle fattorie.

Bassetti: “Dov’è il piano pandemico 2024-2028?” – Anche l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico di Genova, mostra preoccupazione: “Purtroppo dopo la pandemia Covid il tema delle malattie infettive è diventato come il tifo calcistico, ci si divide tra squadre e c’è poca scienza. I politici hanno invaso il terreno – che non è di loro competenza – e hanno deciso che su questioni scientifiche ci deve essere il loro miope imprimatur. Condivido pienamente le parole di Ilaria Capua sull’aviaria, il problema è che il mondo scientifico in Europa – ma vediamo cosa sta accadendo in Usa con Trump e Kennedy Jr – è inascoltato. Se per caso dovesse arrivare una nuova pandemia, magari causata proprio dall’aviaria, la politica avrebbe grossi problemi a giustificarsi davanti i cittadini. Ancora aspettiamo il nuovo Piano pandemico 2024-2028, che fine ha fatto?” dice all’Adnkronos.

Lo studio italiano – Intanto uno studio italiano ha individuato e approfondito una mutazione genetica dell’influenza aviaria H5N1 che “sembra favorire il legame con i recettori umani, un esempio eloquente di come un cambiamento apparentemente minore possa avere un impatto significativo sulla salute pubblica – scrivono Francesco Branda e Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Fabio Scarpa dell’Università di Sassari, autori dell’articolo H5N1: Future threat or false alarm? su Nature – . Abbiamo trovato la mutazione Q226L che colpisce alcuni recettori dell’uomo e probabilmente il caso canadese di H5N1, che non aveva avuto contatti con allevamenti di bovini, è proprio legato a questa mutazione”, spiega l’epidemiologo Ciccozzi all’Adnkronos Salute.

In Canada un adolescente è ricoverato in gravi condizioni dall’8 novembre all’ospedale pediatrico di Vancouver, nonostante gli sforzi degli scienziati non è ancora nota la fonte del contagio e l’analisi filogenetica condotta dagli scienziati canadesi mostra che il campione del paziente ha differenze con quelli analizzati dal virus del pollame colpito in Canada ed è strettamente correlato anche se ma non identico ai campioni di due oche trovate morte nella Fraser Valley della Columbia Britannica all’inizio di ottobre.

“È un campanello d’allarme? Sì, ma non siamo ancora alla trasmissione interumana dell’H5N1 – precisa – Va però monitorata e il fronte di questa epidemia in Usa sono chiaramente gli allevamenti intensivi. È lì che si dovrebbe intervenire”. “Viviamo in una società spesso distratta dai progressi tecnologici e dalla quotidianità – scrivono gli autori – non possiamo permetterci di sottovalutare i rischi delle malattie infettive emergenti. Anche se il virus attualmente sembra essere capace di sostenere una trasmissione interumana sostenuta, la possibilità che ciò accada adattandosi geneticamente nel tempo sottolinea la necessità di mantenere alta l’attenzione scientifica”.

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