È ancora in condizioni critiche ed è ricoverato in terapia intensiva a Vancouver l’adolescente canadese colpito dall’influenza aviaria H5N1. Dopo giorni di silenzio e assenza di informazioni Bonnie Henry, responsabile sanitario della provincia British Columbia ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato che il ragazzino sta ricevendo le migliori cure possibili dal team dell’ospedale pediatrico ma è ancora “molto malato”. Purtroppo ancora non è nota l’origine del contagio: ci sono mutazioni del virus che potrebbero aver causato un’infezione più grave delle vie respiratorie inferiori. Il paziente canadese ricoverato ha ancora distress respiratorio acuto, una problematica polmonare grave che può essere anche fatale.

Non è ancora chiaro il significato delle mutazioni osservate: potrebbero per esempio indicare che H5N1 ha la capacità di diventare un virus più umano che aviario, e va capito anche se il cambiamento osservato è significativo e più pericoloso per le persone, evidenziavano alcuni esperti la settimana scorsa. “I nostri pensieri continuano ad essere rivolti a questo giovane, che versa in condizioni critiche, e alla sua famiglia” ha dichiarato Henry. I test condotti su amici e parenti, su animali e anche sugli ambienti, sono risultati negativi. Anche il campionamento delle acque reflue non ha trovato indizi.

Henry ha affermato che il sequenziamento dell’intero genoma ha scoperto che il virus H5N1 del paziente appartiene al genotipo D1.1, un genotipo diverso da quello che ha infettato i lavoratori del settore lattiero-caseario negli Stati Uniti. Dove però nei giorni scorsi è stato confermato il primo caso pediatrico in Usa, anche in questo caso è ignota l’origine della malattia che negli Usa ha colpito allevatori o lavoratori a contatto con i bovini da latte. L’analisi filogenetica condotta dagli scienziati canadesi mostra che il campione del paziente ha differenze con quelli analizzati dal virus del pollame colpito in Canada ed è strettamente correlato anche se ma non identico ai campioni di due oche trovate morte nella Fraser Valley della Columbia Britannica all’inizio di ottobre. L’ipotesi quindi è che esista una fonte intermedia, come un altro uccello selvatico o un animale. Ed è questo passaggio che è fondamentale scoprire per capire come si sta comportando il virus, se la mutazione che ha fatto ammalare il ragazzino circola.

Henry, che era stata in prima linea durante la pandemia di Covid, ha affermato che l’identificazione di mutazioni legate a un maggiore adattamento agli esseri umani, tra cui un legame migliorato con i recettori cellulari e il legame con le cellule in profondità nei polmoni, è preoccupante. Un’ipotesi presa in considerazione è che il virus potrebbe essersi evoluto dopo aver infettato il paziente. I medici hanno rilevato campioni in sequenza dal paziente per identificare eventuali mutazioni nel corso dell’infezione.

L’immunologo Scott Hensley (University of Pennsylvania) in una intervista aveva spiegato: “Non è assolutamente il giorno 1 di una pandemia. Non ci sono indicazioni… di una diffusione da uomo a uomo, il che è positivo. Ma questo è esattamente lo scenario che temiamo”. “Spesso non è solo una cosa a conferire la capacità” di infettare gli esseri umani in modo più efficace, aveva dichiarato Angela Rasmussen, virologa della Vaccine and Infectious Disease Organization all’Università del Saskatchewan, in Canada. “Non è del tutto chiaro quali saranno le implicazioni nel mondo reale, ma certamente tutte queste cose sono un segnale di avvertimento. Dobbiamo davvero prestare attenzione e cercare di ridurre il più possibile le infezioni umane”.

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