Il corteo dell’estrema destra a Bologna non è stato spostato perché “qualcuno da Roma cercava l’incidente“. A denunciarlo è Matteo Lepore, sindaco dem del capoluogo emiliano, in una citazione riportata da Repubblica nell’ambito di un articolo che ricostruisce le scelte di ordine pubblico precedenti agli scontri di sabato tra Casapound e i collettivi antifascisti. Il quotidiano pubblica un verbale del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, datato 5 novembre – quattro giorni prima della manifestazione – da cui risulta come, “dall’attività informativa”, fosse “emersa la concreta possibilità di attriti tra i manifestanti facenti capo a correnti socio-politiche contrapposte”. Per questo il documento invitava la Questura a prendere “opportuni contatti con il movimento” neofascista “al fine di addivenire a una opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione, che dovrebbe avvenire al di fuori del centro storico”, ipotizzando anche una location alternativa, la “zona di piazza della Pace”.
Nei giorni successivi però quel proposito va in fumo e lo spostamento non avviene. Per giustificare l’inerzia, la Prefettura in un comunicato parla di “insussistenza di motivazioni” per vietare la mobilitazione, e accenna al tentativo di trasferirla, ma spiegandolo solo con il fatto “che svolgendosi in un giorno prefestivo, avrebbe potuto impattare con il consueto affollamento in città”. Una versione che però non convince l’amministrazione: “O rettificate o divulgheremo noi il verbale del Comitato per l’ordine pubblico”, ha replicato quasi minacciando la capa di gabinetto di Lepore, Matilde Madrid. E il sindaco non ha dubbi: “Qualcuno ha chiamato da Roma, si cercava l’incidente”, afferma in un virgolettato riportato nel pezzo di Repubblica. Un “incidente” – è il non detto – perfetto per tirare la volata alla destra nella campagna elettorale per le Regionali del 17 e 18 novembre: lunedì in città sono attesi i leader della coalizione, la premier Giorgia Meloni e i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini.
Dal Viminale però il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – ex prefetto proprio a Bologna – rigetta le accuse con indignazione. “Sono stupefatto dalle dichiarazioni del sindaco Lepore al quale, come doveroso, il governo ha sempre assicurato ogni forma di convinta e leale collaborazione, da ultimo in occasione della recente alluvione della città e delle connesse polemiche che ne sono conseguite”, scrive sui social. “Viene messa in discussione la correttezza dell’operato della Prefettura e delle forze di Polizia nella complessa e sempre delicata attività di gestione dell’ordine pubblico. C’è qualche irresponsabilità nell’accreditare la tesi non veritiera della presunta contrarietà allo svolgimento di una manifestazione facendo riferimento a documenti ufficiali che, al contrario, testimoniano che nessun divieto era stato richiesto, ma era stato solo dato mandato alla Questura di negoziare tempi e percorsi della manifestazione, come del resto sempre avviene. Ancor più grave insinuare presunte regie o interventi “da Roma””, accusa. E conclude: “Confido che il termine della campagna elettorale per le imminenti elezioni regionali riporti alla ragione e all’impegno istituzionale nell’esclusivo interesse dei cittadini”.
Sono stupefatto dalle dichiarazioni del Sindaco Lepore al quale, come doveroso, il Governo ha sempre assicurato ogni forma di convinta e leale collaborazione, da ultimo in occasione della recente alluvione della città e delle connesse polemiche che ne sono conseguite. Viene messa…
— Matteo Piantedosi (@Piantedosim) November 11, 2024