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Estradato in Italia l’immobiliarista Danilo Coppola: si era rifugiato negli Emirati arabi dopo la condanna a sette anni per bancarotta

Estradato in Italia l’immobiliarista Danilo Coppola: si era rifugiato negli Emirati arabi dopo la condanna a sette anni per bancarotta
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L’immobiliarista romano Danilo Coppola, condannato nel 2022 in via definitiva a sette anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, è stato estradato in Italia dagli Emirati arabi uniti: l’imprenditore 56enne è atterrato domenica mattina all’aeroporto romano di Fiumicino per scontare una pena residua di sei anni, due mesi e 12 giorni. La decisione – rende noto il ministero della Giustizia – è stata assunta dopo intense attività giuridico-diplomatiche negli ultimi mesi, a seguito della visita nel febbraio scorso ad Abu Dhabi del ministro Carlo Nordio. Che esprime soddisfazione: “Questo sviluppo positivo nella cooperazione giudiziaria con gli Emirati arabi uniti dimostra che per noi non può esservi nessuna impunità per chi commette crimini in Italia e cerca rifugio all’estero”. Appena nel maggio scorso le autorità emiratine avevano negato l’estradizione dopo l’arresto del latitante a Dubai.

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A luglio 2022 la Cassazione aveva confermato la condanna inflitta il 17 luglio 2020 a Coppola – allora rifugiato in Svizzera – per il crac della società Porta Vittoria spa, titolare di un progetto di riqualificazione immobiliare mai realizzato nell’omonimo quartiere di Milano e affondata con un passivo di quattrocento milioni di euro: per quella vicenda l’imprenditore era stato arrestato nel maggio del 2016. Lo scorso 19 marzo, poi, a Milano è stata emessa nei suoi confronti un’altra condanna in primo grado per bancarotta a due anni e otto mesi per il caso “Porta Vittoria bis”.

Ex azionista di Mediobanca e molto vicino alla famiglia Segre – i commercialisti di Carlo De Benedetti – Coppola è noto alle cronache giudiziarie e finanziarie per la calda estate dei “furbetti del quartierino“, con la scalata alla Banca nazionale del lavoro, e per l’inchiesta romana che nel 2007 lo aveva portato in carcere con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, riciclaggio, falso e appropriazione indebita. Imputazioni dalle quali era stato assolto in appello nel 2013, dopo la condanna a sei anni in primo grado. Tre anni dopo, sempre a Roma, era invece arrivata la condanna a nove anni per la bancarotta fraudolenta relativa a un altro gruppo di società.

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