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Indagato a Milano per corruzione, condannato a Perugia per associazione a delinquere: le 48 ore da incubo dell’ex sottosegretario Pd Bocci

Indagato a Milano per corruzione, condannato a Perugia per associazione a delinquere: le 48 ore da incubo dell’ex sottosegretario Pd Bocci
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Nell’arco di 48 ore è stato condannato per associazione a delinquere e ha scoperto di essere indagato per corruzione. Non sono giorni rosei per Gianpiero Bocci, già deputato, segretario del Pd in Umbria e sottosegretario all’Interno nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Mercoledì il Tribunale di Perugia gli ha inflitto due anni e sette mesi di reclusione al termine del processo di primo grado sul presunto sistema di concorsi truccati nella sanità regionale, nato da un indagine nell’ambito della quale era stato arrestato e sottoposto a custodia cautelare ai domiciliari. Gli imputati erano una trentina, tra cui l’ex governatrice dem Catiuscia Marini, a sua volta condannata a due anni. Bocci, in particolare, è stato giudicato responsabile di aver fatto parte – insieme all’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e a Maurizio Valorosi, allora direttore amministrativo dell’ospedale di Perugia – di un’associazione per delinquere finalizzata a “commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione“, tra cui la “manipolazione sistematica dei concorsi pubblici banditi dall’Azienda ospedaliera e dall’Usl Umbria 1″.

Il giorno successivo, giovedì, il nome di Bocci è comparso tra gli indagati nell’inchiesta milanese su presunti appalti truccati e tangenti che ha portato all’arresto del generale dei Carabinieri Oreste Liporace (sospeso dalla carica), dell’imprenditore Ennio De Vellis e del dirigente del ministero dei Trasporti Lorenzo Quinzi. Bocci è accusato di corruzione assieme a De Vellis per uno dei tanti episodi contestati dal pm Paolo Storari: secondo gli inquirenti, nel 2018, durante il suo mandato da sottosegretario, ha favorito l’imprenditore nell’assegnazione di un appalto per servizi di facchinaggio e pulizie al ministero in cambio di circa 15mila euro, mascherati con l’emissione di una fattura falsa.

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