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I pochi voti dei giovani, fuori sede e all’estero: il fronte popolare francese può aprire una strada

I pochi voti dei giovani, fuori sede e all’estero: il fronte popolare francese può aprire una strada
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Sto leggendo su Liberation un appello del nascente “Fronte Popolare giovanile” per evitare che la destra vinca le imminenti elezioni politiche anticipate. A lanciarlo è un collettivo di ragazze di origine magrebina e il ritornello è più o meno il seguente: proprio noi, giovani dei quartieri popolari non possiamo permetterci di astenerci di fronte a un simile pericolo. Secondo la stima riportata nel testo l’astensione tra i ragazzi 18/24 è stata del 60% e tra i 25/34 addirittura del 65%. In Germania tra gli under 24 meno del 40 per cento ha votato ma c’erano anche i 16enni. Per l’Italia c’è una recentissima stima fatta da Ipsos secondo la quale l’astensionismo under 34 è arrivato al 56%, quindi solo il 44% ha partecipato al voto contro una media generale del 49%.

Tutto sommato i ragazzi italiani sono stati meno astensionisti dei loro coetanei francesi e tedeschi. Bisogna tener conto che rispetto a Francia e Germania c’è sicuramente più emigrazione più o meno provvisoria, sia verso paesi più ricchi nella Ue che interna. Ma come pesa questa “emigrazione provvisoria” sulla partecipazione al voto? Di certo la rende più difficile.

E ci sono le amare notizie sul sostanziale fallimento delle misure per facilitare il voto fuori sede: alla possibilità per votare in ambasciate e consolati nella Ue anche per i non residenti Aire non si è iscritto quasi nessuno; tra i residenti Aire la partecipazione al voto è stata del 7 ( sette!) per cento per un totale di centomila voti validi. Che avrebbero potuto essere almeno 700 mila, se avessero partecipato al voto come in Italia. Per quanto riguarda gli studenti fuori sede che avrebbero potuto votare dove vivono e studiano senza tornare a casa c’è stato un flop. Poco più di 17mila voti validi espressi su una platea che avrebbe potuto superare, in teoria, i 250mila voti. Pur immaginando di considerare altri centomila tornati a casa per qualche giorno grazie agli sconti sui treni, forse, mah….

Dal punto di vista politico c’è qualcosa che ritorna, che non è del tutto spiegabile ma che ha una sua coerenza. Secondo i sondaggi post voto, i giovani si sono espressi in maggioranza assoluta per Pd, AVs e 5 stelle. Il risultato più volte citato degli studenti “fuorisede che han votato fuorisede” dà ben il 40% ad Avs ma, come già detto, riguarda quella piccola minoranza di studenti che ha voluto registrarsi e poi votare in quel modo. Per dirla con una domanda tanto semplice quanto complessa: sono più a sinistra questi voti perché sono i valori prevalenti nelle giovani generazioni o invece si tratta del fatto che (quasi) solo quelli di sinistra vanno a votare?

Tra i residenti all’estero, il Pd è al 30 Avs al 17,2 e 5stelle all’8,3. Ma appunto sono pochissimi quelli che vanno alle urne. Non ho visto stime specifiche su quanti laureati in Italia vanno a votare, suppongo ben più del 50%, ma le stime su cosa votino sono concordi: Pd di gran lunga primo partito, da solo supera la somma tra Fdi-Fi e Lega. Sotto la terza media è il contrario. Forse scontata la conclusione: la destra è ancora battibile, persino in Francia, se scatta un sentimento di resistenza e un senso etico di impegno tra chi è “socioculturalmente” progressista e se si riesce a mobilitare sentimenti di giustizia sociale e di antirazzismo tra i ceti popolari, innanzitutto tra i giovani astensionisti dei ceti popolari. Per questo è interessante l’invenzione del Fronte Popolare in Francia, anche per il suo riferimento storico all’esperienza con Leon Blum 1936.

Per questo – lo rilancio – è cruciale il tema che pongono le ragazze di origine magrebina

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