Duro affondo della Conferenza episcopale italiana contro il progetto di legge sull’autonomia differenziata. Mentre alla Camera prosegue l’esame del provvedimento, i vescovi esprimono le loro preoccupazioni: “Il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica“. È quanto si legge nel documento approvato dal Consiglio Episcopale Permanente nel corso dei lavori della 79esima Assemblea Generale. I vescovi erano già intervenuti sull’argomento ma, questa volta, lo fanno in modo ancora più netto.

“Da sempre – scrivono i vescovi – ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie”. La Cei sottolinea anche il rischio di vedere un aumento delle disuguaglianze nel settore della sanità: “Tale rischio – si legge ancora – non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi”. Per la Conferenza episcopale italiana “gli sviluppi del sistema delle autonomie – la cui costruzione con Luigi Sturzo, nel secolo scorso, è stata uno dei principali contributi dei cattolici alla vita del Paese – non possono non tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale”.

I vescovi chiedono così alla politica un “patto”. Nel documento in cui la Cei “raccoglie e fa proprie le preoccupazioni emerse dall’episcopato italiano” sull’autonomia differenziata, i vescovi lanciano “un appello alle Istituzioni politiche affinché venga siglato un ‘patto sociale e culturale‘, perché si incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno”.
“Il Paese non crescerà se non insieme”, sottolinea la Cei rilanciando una affermazione contenuta in molti documenti degli anni scorsi. “Questa convinzione ha accompagnato, nel corso dei decenni, il dovere e la volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese. È un fondamentale principio di unità e corresponsabilità, che invita a ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, di un progetto condiviso per il futuro”, si legge nella nota dei vescovi. La Cei cita infine Papa Francesco che nella Fratelli tutti sottolinea: “La fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno di ogni società sono due poli inseparabili e coessenziali. Separarli conduce a una deformazione e a una polarizzazione dannosa”.

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