Barcellona, Londra, Berlino, Amsterdam e Canarie. Solo qualche giorno fa le proteste contro il turismo di massa avevano riempito le strade con cortei a volte impressionanti. Una protesta contro un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento dell’ambiente e delle risorse naturali che depaupera il territorio che ha portato in Spagna, dove erano state anche altre città a protestare, l’amministrazione di Maiorca, una delle isole delle Baleari, ad annunciare oggi la soppressione di 18.000 posti letto turistici dei 430.000 presenti sull’isola in quella che rappresenta la prima diminuzione dell’offerta alberghiera e di case vacanze nella storia dell’arcipelago.

La misura è stata annunciata a sorpresa in una nota dal presidente del Consell di Maiorca, Llorenç Galmes, del Partito Popolare, finora contrario a una politica di limitazione dei flussi turistici, ripresi a livelli superiori a quelli precedenti la pandemia e che hanno portato i residenti sul piede di guerra per l’impossibilità di conciliare il benessere degli abitanti con la crescita degli arrivi.

L’anno scorso le Baleari hanno ricevuto 17,8 milioni di turisti e quest’anno si preparano a superare un record. A inizio settimana anche la governatrice delle Baleari, Marga Prohens, aveva assicurato che le isole erano arrivate “al limite della capacità” per numero di turisti. Ad aprile anche l’altro arcipelago, quello delle Canarie, ha introdotto limitazioni e siti a pagamento, sull’onda delle proteste del movimento contro “lo sviluppo suicida” del turismo, settore cruciale dell’economia spagnola. E dopo che lo scorso anno l’arcipelago ha ricevuto 16 milioni di turisti – della cifra record di 85,1 milioni giunti in Spagna – sette volte più dei suoi 2,2 milioni di abitanti.

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