Crime

Elisa Claps, i nuovi dettagli sull’omicidio: “I depistaggi, quei due biglietti anonimi e l’incontro del parroco con una 18enne alle terme”

Tutte le novità raccolte dai giornalisti Fabio Amendolara e Fabrizio Di Vito in “Indagine nell’abisso della Chiesa della Trinità”, il libro inchiesta sul caso di Elisa Claps

di Alessandra De Vita

“Indagine nell’abisso della Chiesa della Trinità”, il libro inchiesta sul caso di Elisa Claps, pubblicato da EdiMavi è stato presentato ieri del complesso di San Giovanni di Cava de’ Tirreni insieme agli autori, i giornalisti Fabio Amendolara e Fabrizio Di Vito, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Posto Occupato”, contro la violenza sulle donne a cura di Maria Andaloro. Un incontro con una forte valenza simbolica perché Cava de’ Tirreni era anche la città di origine di Anna Esposito, la poliziotta che indagò sul caso Claps, apparentemente impiccata nell’appartamento della caserma di Potenza dove sera in servizio. Amendolara, sulla Esposito ha scritto una coraggiosa inchiesta per la Gazzetta del Mezzogiorno all’epoca poi confluita nel libro, “Il segreto di Anna. Inchiesta su un suicidio perfetto”.

Racconta il giornalista a FqMagazine: “Quella è stata la mia battaglia più grande. Nel 2011 mi sequestrarono tutto, vennero a casa, in ufficio. Volevano tagliare i ponti con le mie fonti primarie sul caso Claps. L’inchiesta su Anna si è scritta da sola. Sono arrivato a Potenza nel marzo del 2002, nel giorno dell’anniversario della sua morte. Mi sembrò assurdo sin da subito che i suoi colleghi le avessero sfondato la porta di casa dopo appena mezz’ora di ritardo in ufficio. Quando poi ho visto le foto e le relazioni autoptiche non ho avuto dubbi: non poteva trattarsi di suicidio a partire da quello zigomo livido a seguito di una colluttazione, per non parlare delle costole rotte e dell’osso cricoide spezzato. Purtroppo le indagini sono state archiviate ma il gip nella sua relazione finale ha scritto che “si propende per un’ipotesi omicidiaria”. Da suicidio certo si è passati a probabile omicidio. Purtroppo non si è mai più indagato”.

Cosa aggiunge il vostro libro a quanto già emerso sull’omicidio di Elisa Claps compiuto da Danilo Restivo?
Risponde Di Vito: “Ci sono nuovi elementi che danno una chiave interpretativa diversa. Il primo è quel biglietto anonimo, ritrovato a Parco Montereale pochi giorni dopo la scomparsa di Elisa, vicino al tabacchino del padre. Quel biglietto era in una nota a piè di pagina di una delle prime informative della Questura di Potenza. C’era scritto: ‘Avevo una gatta. Cantava troppo. L’ho uccisa. Elisa l’ho fatta sotterrare con una pietra’, prova evidente che chi ha ucciso Elisa Claps non l’ha fatto da solo. Se avessero fatto una perizia su quel foglio, avrebbero potuto già indagare su chi ha aiutato Danilo Restivo a occultare il corpo di Elisa. Ormai anche il reato di concorso per occultamento di cadavere è andato in prescrizione. Sono stati fatti tanti errori durante le indagini”.

L’errore più grande secondo voi?
Amendolara: “La procura di Salerno ha fatto scadere i termini per le indagini preliminari dopo il ritrovamento del corpo di Elisa. Tutti i reperti presi sono rimasti inutilizzati. Mentre è stata fatta un’inchiesta incredibile sulle due signore dell’impresa di pulizie che hanno ritrovato il corpo. Avranno anche sbagliato ma intanto hanno pagato solo loro. C’è un altro biglietto anonimo, inviato all’avvocato Maria Bamundo che difende le due donne in questione, in cui è citato un sacerdote della Diocesi, tale De Sortis: ‘Lui potrebbe raccontare cose importanti’ è scritto. Chi lo ha inviato ha commesso un errore: non l’ha spedito all’indirizzo del suo studio né presso l’abitazione ma è indirizzato presso una casa di proprietà di un collega della Bamundo, la stessa dov’erano stati convocati dieci testimoni sul caso. L’anonimo è uno di loro. Adesso, tocca alla procura indagare. Che sia intervenuta la Curia a coprire Danilo Restivo è pacifico, bisognerebbe capire chi è e se è ancora vivo”.

La vostra ipotesi è che Danilo Restivo non sia stato soccorso solo dalla famiglia…
“Non ce lo vedo il padre di Restivo, direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza, a fare lavori di falegnameria e praticare fori nel soffitto del sottotetto della Trinità. E infine, la Procura di Salerno ha aiutato chi ha aiutato Restivo. Perché non sono stati in grado di risolvere il caso, dai Carabinieri che per primi hanno preso la denuncia di scomparsa alla Squadra Mobile ai magistrati stessi. Tutti avevano un nervo scoperto sul caso Claps quindi poi si sono coperti a vicenda”.
Aggiunge Di Vito: “C’è un altro elemento mai venuto fuori. Dopo la scomparsa di Elisa, il parroco della Trinità com’è noto andò alle terme, a Fiuggi, come era solito fare ogni anno. Lì incontrò una ragazza di Potenza che gli chiese di poter festeggiare i 18 anni sulla terrazza della Trinità, in data 18 settembre, pochi giorni dopo, a dieci metri da dov’era sepolta Elisa. Forse non era già a conoscenza di quanto accaduto. Quei ragazzi da allora non sono mai stati sentiti. Questa festa, resa nota durante al processo delle due signore delle pulizie che “trovarono il corpo”, ci porta a fare una riflessione sul ruolo della comunità potentina in cui nessuno ha mai visto nulla quel giorno, nonostante fosse mezzogiorno di una domenica di settembre e Elisa fosse scomparsa nella centralissima via Pretoria”.

Il libro parla anche dei depistaggi…
Di Vito: “A poche ore dalla scomparsa, il lunedì sera, un ragazzo poco più grande di Elisa, Giuseppe Carlone, andò spontaneamente dagli inquirenti dicendo di averla vista quella domenica alle 13,40 ai piedi della scalinata 4 novembre. Peccato che in quel momento anche il fratello di Elisa, Gildo Claps, era in quello stesso posto e la sua testimonianza fu poi smentita. Carlone, dopo il ritrovamento del corpo, non è mai stato riconvocato. Così come dieci operai che nel 1996 hanno fatto dei lavori nel sottotetto a 15 centimetri, com’è emerso, dal corpo di Elisa. Lavoravano con fari alogeni, Elisa è stata ritrovata con la torcia di un cellulare. Se qualcuno durante quei lavori ha visto Elisa Claps, non può non averlo detto al parroco Don Mimì Sabìa. Questo libro è un manuale sulle cose da non fare in un’inchiesta per omicidio”.

Oltre agli inquirenti anche la comunità locale è stata sempre tacciata di essere omertosa, da lucano cosa ne pensa?
“Fino alla recente riapertura della Chiesa in cui è stata uccisa Elisa senza il confronto da parte della Diocesi con la famiglia Claps auspicato anche da Papa Francesco penso ai pregiudizi di razza e di genere degli inizi. Durante la prima veglia di preghiera si vociferava che Elisa fosse scappata perché incinta, gli inquirenti credettero a questi pettegolezzi infondati e andarono prima in farmacia e poi in Ginecologia all’ospedale San Carlo e cercare prove. Poi fu messo sotto torchio l’albanese Eris Gega, se avessero indagato allo stesso modo su Restivo avrebbero trovato tutti i suoi precedenti penali. Da potentino dico che se oggi, malauguratamente, dovesse esserci un altro caso Claps, non sono certo la comunità reagirebbe meglio di come ha fatto 30 anni fa”.

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