di Matteo Maria Macrì

Alla fine ce l’hanno fatta. Si va verso l’abolizione del numero chiuso a Medicina. Finalmente tutti i giovani che ambiscono a svolgere questa affascinante e impegnativa professione potranno realizzare i propri sogni senza la “roulette russa delle crocette”.

Sono parole troppo ridicole per essere prese sul serio, eppure sono le stesse usate dal leghista presidente della commissione che ha approvato il testo.

Sono un medico specialista fino a poco tempo fa dentro il sistema universitario e formativo e voglio gridare che togliere il numero chiuso è una scelta sbagliata e miope e al contrario andrebbe esteso ad ogni facoltà.

Regolare gli accessi a un corso di studi è infatti fondamentale per garantire un numero congruo di futuri professionisti che potranno avere stipendi decenti, dignità sociale, formazione adeguata e saranno al riparo da abusi e sfruttamento da parte di aziende pubbliche e private pronti a giocare al ribasso.

L’esempio più eclatante è l’avvocatura: ora in Italia il rapporto tra avvocati e popolazione è il doppio che in Germania. Conseguenza? Gli avvocati in Italia sono oggi una categoria sottopagata, sfruttata, poco ambita. Esempio opposto è la magistratura, soggetta a forte sbarramento (forse eccessivo): infatti l’Italia è tra i paesi con il numero più basso di magistrati (quasi la metà che in Germania). I magistrati hanno però paghe dignitose e dignità professionale.

Da osservare che se l’università italiana fosse seria e selezionasse davvero, impedendo la progressione a chiunque, avremmo meno bisogno del numero chiuso, che comunque servirebbe sempre. Infatti chi obietta che limiti la libertà di accesso allo studio deve semplicemente fare i conti con il fatto che laurearsi non è più come negli anni 90. Se la laurea vale poco e non ripaga gli sforzi, allora che senso ha laurearsi? La selezione oggi non serve a escludere ma a garantire.

La carenza di medici è dovuta ad una pessima e colpevole programmazione degli accessi alla formazione specialistica negli ultimi venti anni, dovuta a tagli alla sanità. Ora sono stati ampliati questi posti e tra pochi anni questo problema sarà risolto. Come mai allora abolire addirittura il numero chiuso? di chi è interesse? Analizziamo i fatti: la sanità pubblica nei prossimi anni sarà sempre meno finanziata e crollerà insieme al welfare italiano. Avrà quindi interesse ad assumere a basso costo, così come la sanità privata, che sarà intanto maggioritaria. Conviene a entrambi ritrovarsi una pletora medica da poter sottopagare e sfruttare.

Per formare un medico c’è bisogno di strutture, personale e selezione dei più motivati e preparati (come selezionarli è altra questione). Chiunque sia stato dentro gli ospedali da quando hanno aumentato a dismisura i posti in specializzazione potrà notare che:

1) Gli specializzandi sono troppi e vengono spesso relegati in piccoli ospedali di provincia, con bassa affluenza e casistica. Ne deriva una preparazione insufficiente.
2) La didattica, già scarsa di per sé, è molto più difficoltosa con elevati numeri di studenti;
3) Gli specializzandi sono sempre più solo dei “numeri”, facilmente ricattabili e sostituibili.

In tutta Europa la facoltà di Medicina ha un processo selettivo più rigido del nostro e stipendi più alti, eppure le carenze sono minime.
In Italia assistiamo ad un progressivo decadimento di tutto il mercato del lavoro con salari miseri e scarsi diritti. Invece di migliorare le condizioni generali dei lavoratori di tutte le categorie, si cerca di trascinare nel fango chi ancora non è alla fame sfruttando il risentimento sociale. Evidentemente fa più rumore abolire il numero chiuso a Medicina che combattere seriamente l’evasione fiscale e le disuguaglianze in modo da migliorare le condizioni di tutti.

Intanto i miei colleghi emigrati all’estero salutano la notizia con una risata amara. Certo dovranno abbandonare ogni velleità di ritorno in Italia, ma se non altro, almeno loro l’hanno scampata.

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