Non è stato ancora stabilito di chi sia la responsabilità delle esplosioni nella base irachena delle Forze di Mobilitazione Popolare (Pmf), le milizie sciite fedeli all’Iran, ma la tensione accumulata in tutto il Medio Oriente ha già provocato un nuovo attacco: dal nord dell’Iraq sono stati lanciati diversi razzi verso la base di Kharab al-Jir della coalizione internazionale anti-jihadista a guida Usa in Siria. Inizialmente, la responsabilità era stata attribuita alla milizia sciita filo-Iran Kataib Hezbollah che, però, nelle ore successive ha smentito. Ma anche in Israele, mentre continuano le operazioni nella Striscia e si discute l’invasione finale di Rafah, un’auto guidata da due uomini si è lanciata contro un gruppo di persone, con i passeggeri che sono poi scesi e hanno aperto il fuoco verso i civili ferendo tre persone.

L’attacco
Le forze di sicurezza irachene hanno fatto sapere di aver ritrovato il veicolo usato per il lancio di razzi verso la base a guida americana, aggiungendo che “una vasta operazione” per rintracciare i responsabili e di ispezione è stata avviata nella provincia di Ninive. Si tratta del primo attacco di una qualche consistenza diretto contro le truppe della coalizione internazionale, anche se diversi droni e razzi sono stati lanciati contro soldati americani in Medio Oriente durante gli ultimi mesi. Non è raro, infatti, che le milizie sciite nel Paese considerate fedeli a Teheran attacchino le basi americane: quest’inverno le fazioni armate filoiraniane hanno effettuato decine di raid missilistici e con droni sullo sfondo della guerra nella Striscia di Gaza. L’ultima volta era successo il 28 gennaio scorso, quando la base americana Burj 22, in territorio giordano, era stata attaccata da droni che uccisero tre soldati.

Ma dopo una fantomatica rivendicazione da parte dei miliziani iracheni, arriva la smentita sul canale Sabreen News di Telegram. In una nota stampa diffusa dalle forze di sicurezza irachene si legge che “elementi fuorilegge hanno colpito con razzi una base della coalizione internazionale nel cuore del territorio siriano intorno alle 21:50” ora locale, senza attribuire responsabilità.

Emergenza Gaza
Intanto continua l’azione diplomatica di Stati Uniti e Paesi europei per cercare di evitare l’operazione di terra a Rafah e limitare le conseguenze del disastro umanitario in corso nella Striscia. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha parlato ieri con i membri del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz e Yoav Gallant sottolineando nuovamente “l’impegno degli Stati Uniti e gli sforzi per la sicurezza di Israele e ha discusso le misure per aumentare gli aiuti umanitari salvavita ai civili palestinesi a Gaza, la necessità di un cessate il fuoco immediato che assicuri il rilascio degli ostaggi e ulteriori misure per ridurre al minimo i danni ai civili”. I tre, si legge in una nota, “hanno anche parlato degli sforzi per garantire che il conflitto non si estenda” e della “importanza delle misure per allentare le tensioni nella regione”.

Sulla questione è intervenuto anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, arrivato in Lussemburgo per il vertice che oggi coinvolgerà i ministri degli Esteri e della Difesa dell’Ue. Il membro spagnolo della Commissione ha ricordato che “la situazione a Gaza continua a essere la solita, gli attacchi in Cisgiordania invece aumentano e dobbiamo guardare a maggiori sanzioni verso i coloni violenti“. Aggiungendo poi che “a Rafah c’è oltre un milione di persone e uscirebbe massacrata da un’operazione militare, chiedo nuovamente a Israele di non attaccare”.

Si dimettono il capo dei servizi di Tel Aviv e quello del comando centrale
Intanto è arrivata la notizia che Aharon Haliva, il generale al comando della direzione dell’intelligence militare israeliana il 7 ottobre, si è dimesso per il fallimento dell’esercito nel prevenire l’attacco compiuto da Hamas, come riportano i media israeliani. Haliva aveva già indicato che si sarebbe dimesso una volta conclusa la guerra e sembra destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Stesso destino per il capo del comando centrale Yehuda Fuchs che – riferiscono i media – ha comunicato al capo di stato maggiore dell’Idf le proprie dimissioni, sottolineando che lascerà l’incarico ad agosto, senza precisare i motivi della sua decisione. Lo riporta Haaretz ricordando che Fuchs è il secondo generale di divisione ad annunciare lunedì le proprie dimissioni.

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