Comincio con il ricordare la vicenda di Ilaria Salis, per passare, come presto si vedrà, a un caso che riguarda l’intera Unione Europea e che lascia davvero sgomenti di fronte alla situazione di estrema difficoltà politica, geopolitica, economica, sociale e morale nella quale siamo venuti a trovarci.

Desidero innanzitutto ricordare che la vicenda di Ilaria Salis, la quale, dopo 13 mesi di detenzione preventiva, è stata portata in aula, incatenata mani e piedi come una malfattrice, per sentirsi negare per la seconda volta gli arresti domiciliari (essendo stata accusata di una aggressione giovanile antifascista), è un fatto scandaloso che offende in modo gravissimo la dignità di Ilaria e nello stesso tempo quella di tutti gli italiani. Si deve infatti ricordare al riguardo che l’articolo 2 della nostra Costituzione ritiene inscindibili i “diritti umani” della persona singola e quelli di tutti gli altri concittadini, sancendo che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. In altri termini la nostra Costituzione (quella che vale nel caso di specie) fa capire in modo semplice e chiaro che ogni cittadino è “parte” dell’intera ”Comunità italiana” e che, di conseguenza, la violazione della dignità di un singolo è un’offesa per l’intera Comunità.

Di fronte a una opinione pubblica che ha condannato severamente il comportamento dei funzionari magiari, debole e poco dignitosa è stata la reazione del nostro governo, mentre assai insignificante è stata la risposta della Commissaria europea Mairead McGuinness, la quale ha affermato che (considerato che nell’Unione Europea sono in vigore “standard minimi” di trattamento dei detenuti in attesa di giudizio), “la Commissione non esiterà a lanciare procedure di infrazione se riscontrerà violazioni del diritto Ue”. Una risposta che appare alquanto evasiva.

E, a questo punto, devo porre in evidenza una notizia che non è emersa dai nostri media, ma che getta un’ombra molto inquietante sull’operato dell’intera Commissione Europea nei confronti dell’Ungheria, la quale (ed anche questo è un fatto molto poco noto), pur non avendo adottato l’euro, si avvantaggia comunque degli aiuti europei, e soprattutto non rispetta il principio fondamentale dello “Stato di diritto” e dei “diritti fondamentali”.

Quello che è davvero impressionante è che le nefandezze ungheresi non sono state affatto oggetto di attenzione da parte della Commissione Europea, ed è stato soltanto il Parlamento europeo, con “Risoluzione” del 1 giugno 2023” (2023/2691 (RSP)), a enumerarle, invitando la Commissione “a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione dell’Ue” per evitare che le magagne ungheresi sul piano economico finiscano per influenzare le prossime elezioni europee, sottolineando che il caso ungherese costituirà un esempio sulla “efficienza del meccanismo europeo” e “costituirà un precedente sul modo in cui le Istituzioni dell’Ue garantiscono la tutela degli interessi finanziari dell’Ue” … e la capacità di “contrastare le violazioni dello Stato di diritto” (cioè dei diritti umani).

C’è quanto basta perché il nostro governo, pur avendo dimostrato in mille modi la sua simpatia per l’Ungheria di Orbàn, abbia uno scatto di dignità nazionale e, magari insieme ad altri Stati membri, adisca la Corte di giustizia dell’Unione europea, con un ricorso, cosiddetto “per carenza”, contro le omissioni (in specie quelle che riguardano la nostra connazionale Ilaria Salis) della Commissione Europea rispetto alle attività richieste dalla citata “Risoluzione” del Parlamento del 1 giugno 2023. I tempi stringono e il pericolo di un cambiamento della attuale composizione del Parlamento europeo potrebbe essere fatale per le sorti dei “diritti umani”.

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