Non solo le iperboli già utilizzate una settimana fa per sostenere che il suo governo ha fatto una lotta all’evasione senza quartiere, anche se sui 24,7 miliardi recuperati ben 5 derivano da rottamazioni e “paci fiscali” che nulla dicono sulla reale capacità di contrastare il nero. Intervistata ad Agorà su Rai3, Giorgia Meloni ha elencato una lunga serie di presunti successi dell’esecutivo citando però dati incompleti o esagerati. A partire dall’inesistente aumento del reddito reale delle famiglie, passando per un sontuoso aumento dei salari che fa a pugni con l’esperienza dei lavoratori dipendenti ma pure con i dati ufficiali.

Il reddito medio reale non è aumentato – “L’Ocse dice che in Italia il reddito reale medio delle famiglie nel 2023 è aumentato dell’1,4% quando nella media dei paesi Ocse diminuiva dello 0,2%”, ha detto la premier. In realtà quel dato si riferisce solo al terzo trimestre dello scorso anno. Basta prendere il grafico (a lato) e la serie storica dell’indice del reddito disponibile pro capite per scoprire che quello italiano nell’ultima rilevazione era a 93,18 punti contro i 93,43 del terzo trimestre 2022: insomma, rispetto al periodo precedente l’arrivo di Meloni a Chigi è diminuito. A differenza di quanto avvenuto in Francia e Spagna. Un calo si è invece registrato in Germania, che come è noto lo scorso anno è andata in recessione.

I salari orari? Molto sotto il livello pre Covid – “Sempre l’Ocse ci dice che nel 2023 i salari sono aumentati tra le tre e le cinque volte rispetto a quando c’erano i governi precedenti”, afferma Meloni. Non è chiaro a quali dati si riferisca. L’organizzazione parigina, sulla base dei dati Istat, ha rilevato un aumento delle retribuzioni orarie nella manifattura (l’indice nel terzo trimestre ’23 era a 111.8 contro i 106.8 del quarto trimestre 2022) legato al rinnovo di alcuni contratti, quindi senza alcun collegamento con decisioni governative. Ma se si prende come riferimento la fine del 2019, pre Covid e guerra, si scopre che il livello generale dei salari reali in Italia è crollato di quasi il 10%: la performance peggiore di tutta l’area Ocse (grafico sotto).


Sui poveri una mezza verità – “L’Istat ci dice che è diminuito il rischio povertà“, ha continuato la leader di FdI. Questo è vero, stando a un rapporto sul 2023: merito unicamente delle modifiche all’assegno unico e universale per i figli a carico (che è stato adeguato al costo della vita e aumentato per i nuclei più numerosi e per quelli con figli sotto l’anno di età. Ma dal 2024 il governo ha abolito il reddito di cittadinanza, sostituito con due misure non universali che secondo la Banca d’Italia escludono parte importante della platea prima raggiunta dall’aiuto pubblico. Probabile quindi che le future analisi evidenzieranno per quest’anno un aumento dell’indigenza.

Sul Pnrr c’è poco da festeggiare – “Siamo il primo paese europeo nell’attuazione del Pnrr“. Meloni rispolvera le esultanze espresse da tutto il centrodestra quando la Commissione Ue ha presentato la revisione intermedia della Recovery and resilience facility, cuore del Next generation Eu. Da cui emergeva che l’Italia è sul podio per numero di milestone e target raggiunti (178 su 527). Ma c’è poco da festeggiare: semplicemente, essendo di gran lunga il Paese destinatario di più risorse, il nostro piano aveva fin dall’inizio molti più obiettivi. In più i primi risultati erano più facili da raggiungere perché si trattava soprattutto di approvare decreti e riforme, mentre ora stanno diventando prevalenti i target quantitativi. Ed è lì tutto si complica, come dimostra l’ultima relazione sull’attuazione.

Sull’inflazione dimentica il passato – “Abbiamo l’inflazione più bassa tra i paesi G7″. Oggi quel che dice Meloni è vero, ma l’indice dei prezzi al consumo ha solo ripiegato dopo che nell’autunno-inverno 2022-23 è stato in Italia ben più alto che negli altri grandi Paesi industrializzati a causa del peso dell’import di energia. E occorre ricordare che i continui aumenti su base mensile, anche se contenuti, si cumulano con le fiammate del post invasione russa dell’Ucraina mettendo a durissima prova la possibilità di molte famiglie di arrivare a fine mese. Il calo degli ultimi mesi peraltro non dipende in alcun modo dalle misure governative, che anzi sono state fallimentari: il carrello tricolore non è servito a nulla visto che i prezzi di quei beni sono addirittura aumentati.

La crescita? Sotto quella di Francia e Spagna – “L’Italia lo scorso anno è cresciuta più della media europea, una cosa che non si vedeva da moltissimo tempo”. La capa del governo non rinuncia a sottolineare le performance del pil, nonostante il +0,7% registrato nel 2023 sia tutt’altro che entusiasmante. Se è vero che la media Ue è stata inferiore, la Francia ci ha superati mettendo a segno un +0,9% e la Spagna ci ha più volte doppiati chiudendo a +2,5%. “Vuol dire che le nostre politiche danno risultati migliori di quelle che abbiamo visto prima? Probabilmente sì”, la chiosa della presidente del Consiglio.

Il Fondo sanitario è da record, ma c’è stata la maxi inflazione – “Non accetto, come ho sentito, la leader del Pd dire che la sanità è bellissima e che si paga con le tasse, sono d’accordo ma le lezioni anche no, perché è stato questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico“. Al netto dell’avversione della premier per le tasse, è vero che con i 3,3 miliardi in più previsti in manovra il Fsn ha raggiunto quest’anno un valore assoluto di 134,1 miliardi, il valore più alto finora, ma in passato altri governi avevano fatto stanziamenti maggiori. Inoltre, se si tiene conto della fortissima inflazione si scopre che i maggiori fondi basteranno a malapena a coprire l’aumento dei costi. E dentro deve starci anche il rinnovo dei contratti del comparto sanitario.

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