Dopo l’enorme partecipazione al corteo del 25 novembre, anche a seguito dell’impatto sull’opinione pubblica del femminicidio di Giulia Cecchettin, il movimento transfemminista Non Una di Meno torna in piazza per l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna, e lo fa partendo, come quattro mesi fa, dal Circo Massimo. Molte le rivendicazioni richieste dalle organizzatrici del movimento nato nel 2016, come l’aborto libero e sicuro acccessibile a tutte, una maggiore attenzione ai consultori pubblici, un’inclusione più efficace per le persone migranti, la lotta contro la precarizzazione del lavoro che tocca soprattutto le donne e le persone Lgbtqia+. Al centro della manifestazione anche la questione palestinese con la richiesta immediata di un cessate il fuoco a Gaza. “Oggi scioperiamo contro la guerra – dice una manifestante dal camion posto in testa al corteo – perché è in corso il genocidio palestinese ed è impossibile anche solo parlarne.” Per questo le manifestanti, in segno di protesta e di rappresentazione metaforica della censura, si sono messe del nastro adesivo per chiudere la bocca.
Quest’anno il corteo è organizzato insieme a Disability Pride per porre attenzione anche a chi ha delle disabilità. Per questo sul carro principale da cui sono partiti gli interventi c’era la traduzione in Lis. Inoltre durante tutto il tragitto del corteo era presente un gruppo di supporto che, in caso di necessità, distribuiva kit con acqua, tappi per le orecchie e antistress. “Oggi è una giornata storica – spiega Ambra Zega di Non Una di Meno Accessibilità – perché si cercherà di garantire con presa di coscienza l’inclusione di tutte le persone con disabilità e necessità”.
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Donne e povertà – Dal Covid al cancro, poi la fine del reddito: storia (fin troppo ordinaria) di una precaria che non arriva più a fine mese

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