Molto difficilmente il G7 riuscirà a trovare una quadra su un’altra delle misure che era stata, un po’ frettolosamente, ipotizzata per aumentare il sostegno finanziario all’Ucraina. Si tratta della possibilità di utilizzare gli asset russi depositati presso Euroclear a garanzia di bond emessi dall’Ucraina per finanziare la ricostruzione, per cui si stima un fabbisogno di 500 miliardi in dieci anni. Una soluzione su cui stanno spingendo molto Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna, su cui invece frenano gli stati europei, Germania, Francia e Italia in testa, e tra poco ne capiremo il perché. Presso il depositario centrale belga Euroclear la banca centrale russa ha depositato circa 190 miliardi di euro, che sono al momento congelati in una sorta di limbo. Mosca ha scelto l’euro ritendendola, in questa fase e vista la sua posizione, una moneta più sicura ed affidabile del dollaro. Se questi asset venissero di fatto confiscati l’affidabilità della moneta europea sul mercato internazionale ne risentirebbe. Ad Usa ed Inghilterra, ossia dollaro e sterlina, interessa poco. A Washington fa quasi comodo. Tutto diverso per i paesi euro. E infatti Olaf Scholz ed Emmanuel Macron si oppongono. La stessa amministratrice delegata di Euroclear, Lieve Mostrey, ha avvertito, in un’intervista al Financial Times, dei pericoli che deriverebbero da una mossa di questo genere, per la stabilità del sistema euro. Dubbi sono stati espressi anche dalla Banca centrale europea.

Le perplessità sono anche di natura legale. Sebbene chi spinge per la confisca sia convinto che esistano i presupposti giuridici, nessun Tribunale competente si è sinora espresso sul punto e Mosca ha già annunciato l’intenzione di contestare eventuali decisioni in tal senso in ogni sede competente. Senza contare che il sequestro dei beni russi da usare come garanzia di bond ucraini non sembra esattamente un viatico per avviare eventuali dialoghi di pace. Dubbi si sollevano anche dalla City londinese dove Mosca detiene 26 miliardi di sterline. Alcuni banchieri e avvocati hanno avvisato che le confische rischiano di danneggiare la reputazione di Londra come centro finanziario internazionale e potrebbero sollevare dubbi sullo stato di diritto.

Secondo Mostrey, più percorribile sarebbe invece la strada dell’utilizzo degli interessi generati da questi asset per aiutare Kiev. Anche in questo caso però, sarebbe bene fare prima un po’ di chiarezza su quali siano gli asset utilizzabili a tal scopo. Nel 2023 Euroclear ha incassato dagli asset russi rendimenti per circa 4,4 miliardi di euro, che non sono stati versati ai clienti russi. Verosimilmente, anche nel 2024, la cifra dovrebbe essere di questa entità. “Il rischio che derivano dall’utilizzo di questo denaro è molto più contenuto”, ha detto la numero uno di Euroclear. La società è già parte in causa in una cinquantina di procedimenti legali avviati in Russia per la gestione di questi fondi. E altre cause arriveranno. Lo scorso 12 febbraio. l’Ue ha comunque varato una normativa che consente l’uso degli interessi maturati da asset russi sotto sequestro a favore dell’Ucraina. Le somme transitano prima sul bilancio Ue per essere poi destinate a Kiev. Bruxelles stima che in questo modo potrebbero arrivare in Ucraina fino a 17 miliardi di euro nei prossimi 4 anni che andrebbero ad aggiungersi ai fondi già stanziati da Usa ed Europa. Molto difficile che si riesca ad andare oltre.

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