Come anticipato la settimana scorsa dal fattoquotidiano.it, la raffica di interventi della magistratura su diverse grandi aziende della vigilanza privata ha propiziato un nuovo rinnovo in tempi record del contratto nazionale di categoria dopo quello siglato nel giugno 2023. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno siglato un’ipotesi di accordo con le sigle datoriali Anivip, Assiv, Univ, Ani sicurezza, Legacoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Confcooperative Lavoro e Servizi: i 100mila addetti del comparto avranno aumenti a regime di 350 euro al mese per il livello D dei Servizi Fiduciari e 250 euro per il quarto livello delle guardie particolari giurate. Dal 2024 per i servizi di sicurezza sarà poi introdotta la 14esima. Le paghe orarie restano assai basse: 7,5 euro per il livello intermedio degli operatori di sicurezza, 8,8 per le guardie giurate. Il contratto del 2013 (firmato solo da Filcams e Fisascat) prevedeva solo 4,6 euro all’ora e 13 mensilità.

I sindacati rivendicano “un altro consistente passo avanti che conferma gli impegni assunti lo scorso anno al momento del rinnovo del contratto nazionale: continuare il percorso di confronto sia sulla parte normativa che economica, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di chi lavora nel settore, che ogni giorno mette a rischio la propria vita per la sicurezza pubblica e privata”. Ma a pesare in modo decisivo sull’accordo sono stati i commissariamenti intervenuti nel frattempo: il pm milanese Paolo Storari ha via via messo sotto controllo giudiziario con accuse di sfruttamento del lavoro Mondialpol, la cooperativa Servizi fiduciari del gruppo Sicuritalia, Cosmopol, Battistolli Servizi Integrati e All System. Tutte, per uscire dal commissariamento, hanno annunciato aumenti sostanziali degli stipendi dei servizi di sicurezza non armata: le paghe per il livello D sono state portate a 1.200-1.250 euro e nel 2026 passeranno a 1.380 euro. Un salto del 38%, a regime, rispetto ai livelli previsti dal ccnl faticosamente rinnovato la scorsa estate dopo anni di attesa. La Civis, dopo la sentenza del Tribunale di Milano che l’ha condannata a risarcire una lavoratrice versandole la differenza tra il contratto della vigilanza e quello del portierato, ha a sua volta annunciato un aumento di 110 euro “a titolo di acconto”.

Le aziende più piccole e di altre zone del Paese hanno però continuato ad applicare i minimi contrattuali, che l’accordo di giugno aveva rivisto al rialzo di soli 140 euro a regime, con evidenti vantaggi concorrenziali. Il fronte datoriale si è quindi diviso, con i big propensi a rinnovare l’accordo di giugno livellando differenze di trattamento che li mettevano di fatto fuori mercato. Da dicembre, dopo alcuni incontri al ministero del Lavoro, si è tornati al tavolo. Con i sindacati intenzionati a ottenere aumenti anche per le guardie giurate, che partivano da condizioni retributive migliori rispetto a quelle dei vigilanti e negli ultimi mesi non avevano goduto di miglioramenti. Venerdì si è trovato l’accordo. Cgil, Cisl e Uil parlano di una svolta in un settore famigerato per i trattamenti salariali minimi sotto la soglia di povertà e quindi in violazione dell’articolo 36 della Costituzione, come sancito anche dalla Cassazione.

“Le nuove tabelle retributive, prevedendo una mensilità in più per i fiduciari, hanno tradotto sul contratto i 1.380 euro lordi per 13 mensilità a cui si erano attestati i maggiori gruppi societari coinvolti nelle indagini”, commenta Vincenzo Lauricella di Usb Vigilanza, che non ha firmato il ccnl. “Era divenuta una necessità dei datoriali evitare il doppio standard nel mercato del lavoro. Ma sono state modificate al ribasso le maggiorazioni per il lavoro domenicale che passeranno dall’attuale +40% a solo il +15% per il domenicale diurno e dal +50 al +20% per il notturno. Per quanto riguarda il servizio armato (GPG), arriva un aumento che non risolve per nulla il problema della categoria che vive in un contesto completamente deregolamentato in fatto di limiti all’orario straordinario, compressione dei riposi giornalieri e settimanali, turnazioni spezzate e quant’altro che rendono invivibile e, ormai, poco appetibile questo mestiere”. E’ possibile considerare risolto il problema del salario insufficiente? “No, serve comunque un salario minimo di legge. Ci sono voluti anni per giungere ad un salario appena decoroso, raggiunto in larga misura grazie ai magistrati e non alla forza contrattuale dei sindacati firmatari. Una legge sul minimo salariale avrebbe evitato nove anni di contrattazione per questo rinnovo e un trentennio di contrattazioni al ribasso”.

Dal governo, nonostante gli annunci del sottosegretario Claudio Durigon, non sono per il momento arrivati i promessi interventi di detassazione per favorire il rinnovo. Oggi Durigon ha festeggiato il rinnovo evocando “il rilievo e la centralità assoluta che la contrattazione collettiva deve avere in tema di determinazione dei congrui e proporzionati salari del settore, nella libera trattativa tra rappresentanti datoriali e dei lavoratori”. Come è noto, l’esecutivo è contrario al salario minimo legale e ha affossato la proposta unitaria delle opposizioni in materia.

articolo aggiornato alle 16:22 del 16 febbraio

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