La condanna a otto anni di carcere ai neofascisti Roberto Fiore, Giuliano Castellino e compagnia apre uno squarcio di verità nell’Italia dove la legittimazione del fascismo è diventata normalità. È una condanna pesante per un atto senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana, l’assalto e la devastazione squadrista della sede della Cgil. Ma la quotidianità del paese vede un sistema che ha comportamenti ben diversi da quelli del tribunale di Roma.

Pochi giorni fa una studentessa torinese ha avuto un braccio rotto dalla polizia, che ha brutalmente caricato i giovani che protestavano contro la presenza del Fuan all’Università. Fuan è la sigla degli universitari neofascisti da sempre. Nel 1966 gli squadristi del Fuan uccisero lo studente Paolo Rossi alla Sapienza di Roma. Dove tornarono nel 1968, guidati da Giorgio Almirante, per assaltare la facoltà di lettere e colpire pesantemente gli studenti, tra cui Oreste Scalzone, cui tirarono addosso dall’alto una scrivania ferendolo gravemente. Per tutti gli anni settanta lo squadrismo davanti a scuole e università aveva come firma principale il Fuan. Poi la sigla fu posta in naftalina e altre vennero usate al suo posto.

Ora il partito della Presidente del Consiglio, a Torino, rispolvera proprio la sigla dell’organizzazione universitaria del Msi di Almirante. Niente come stare al governo legittima. E infatti il democratico rettore ha difeso il diritto del Fuan ad essere presente nell’Università. Oggi le istituzioni difendono il principio liberale per cui tutti hanno diritto a manifestare le proprie opinioni, quindi violenti e autoritari diventano gli antifascisti e questo è anche il senso comune diffuso dai mass media.

Nel 1960 a Genova Sandro Pertini giudicò pienamente legittimo impedire lo svolgimento del congresso del Movimento Sociale, di cui negli anni settanta si chiedeva la messa fuorilegge. Poi la Repubblica è progressivamente cambiata: pacificazione, memoria condivisa è stato chiamato il processo di legittimazione del neofascismo. Non solo Berlusconi, ma tanta parte della sinistra ha contribuito ad esso. Per lunghi anni la destra si è liberalizzata e rivestita, una volta si diceva in doppiopetto.

L’alternanza politica ha poi legittimato una destra che non rompeva alcun legame con il passato, semplicemente non ne parlava più e invece accusava di essere nostalgici gli antifascisti.

Così siamo arrivati ad una Presidente del Consiglio che non ha mai smentito di aver detto che Mussolini fu un grande uomo di stato, e ad un presidente del Senato che di Mussolini mostra con orgoglio le statuette. Nonostante ciò che dice la Costituzione, il fascismo non è più un crimine, ma una opinione. E come si sa tutte le opinioni vanno rispettate.

Naturalmente l’assalto alla Cgil va oltre tutto questo, ma quale è il brodo di coltura che lo ha alimentato e soprattutto: perché è sostanzialmente vietato oggi porsi questa domanda?

La realtà è che nel mondo occidentale si sta sempre più cementando una convergenza tra capitalismo liberista, neofascismo e guerra, che si legittimano reciprocamente. Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento ha esaltato la libertà d’impresa come faro della sua politica. E il sistema delle imprese considera la destra un po’ volgare, ma affidabile.

Infine la guerra ha definitivamente costituzionalizzato il neofascismo. Quando i neonazisti del battaglione Azov diventano combattenti per la libertà che studiano Kant, o quando gli eredi di chi collaborò con gli occupanti nazisti possono accusare di antisemitismo chi manifesta per la Palestina, chi rimane fascista se non gli antifascisti? “Fascista” è stato urlato a un manifestante che cantava Bella Ciao per contestare la presentazione di un libro fascista.

Che noia, parlate sempre di fascismo, pensate ai problemi veri degli italiani. Il fascismo non c’è più dal 1945. I veri fascisti sono quelli dei centri sociali. E allora le foibe? Questo è il linguaggio che dilaga e che viene diffuso non solo dagli eredi di Almirante, ma da tanto mondo che si definisce liberal-democratico.

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Insomma la condanna di un gruppo di fascisti dichiarati esplode in una società che è stata abituata a negare l’esistenza stessa del neofascismo. Tanto è vero che i saluti romani nel tribunale non hanno avuto alcun effetto sulle forze dell’ordine, mica erano studenti. In Europa un accordo sull’austerità che fa felice Draghi e i banchieri tedeschi viene scambiato con una intesa contro i migranti che soddisfa Meloni e Le Pen. Ovunque i confini tra liberali e fascisti si dissolvono in continui scambi di favori.

Certo il fascismo di Fiore, Castellino e compagnia è gruppuscolare, isolato e condannato, ma la fascistizzazione coperta di vernice liberale della società e del potere avanza, ed è quella che oggi minaccia davvero la democrazia e che va combattuta. Anche se chi la contrasta è considerato e trattato come un nemico della Patria. Proprio come faceva il fascismo di una volta.

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