Via libera definitivo ai decreti sulla fiscalità internazionale e su adempimenti e versamenti. E prima lettura per un nuovo testo con disposizioni relative alle gare dei giochi a distanza. Ma arriva a sorpresa un rinvio per quello sulla riforma dell’Irpef: dovrà aspettare il prossimo consiglio dei ministri per “un approfondimento tecnico in coerenza con la legge di Bilancio“. Il governo Meloni è costretto a uno stop in extremis su una delle misure bandiera della delega fiscale, la riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre. Accompagnata da un taglio lineare di 260 euro sulle detrazioni per i redditi sopra i 50.000, per circoscrivere la riduzione di prelievo alle fasce medio basse, e da una super deduzione del costo lavoro per chi assume a tempo indeterminato più che compensata però dall’abolizione dell’Aiuto per la crescita economica.

Il testo entrato nel cdm del 19 dicembre era stato corretto per tener conto di una delle osservazioni delle commissioni parlamentari competenti: l’ultima versione prevedeva che dall’abbattimento delle detrazioni – che riguarderà anche quelle per interessi passivi sui mutui e per la scuola e lo sport dei figli – fossero escluse le erogazioni liberali a favore di onlus, iniziative umanitarie, religiose o laiche, partiti politici e enti del terzo settore. Ma alla fine si è deciso di prendere tempo, anche se di tempo non ce n’è molto considerato che la nuova architettura dell’imposta vale solo per il 2024 e dovrebbe entrare in vigore dall’1 gennaio. Se ne riparlerà alla prossima riunione dell’esecutivo, prima della fine dell’anno.

Il decreto delegato prevede come è noto l’estensione dell’aliquota del 23% ai redditi fino a 28mila euro, mentre al momento sulle cifre tra 15 e 28mila euro di applica il 25%. La riduzione del carico fiscale sarà piuttosto ridotta: il vantaggio massimo, poco più di 21 euro al mese pari a 260 euro l’anno, andrà a chi prende 28mila euro e oltre. A chi non arriva a 15mila euro di reddito andranno pochi spiccioli grazie all’aumento da 1.880 a 1.955 euro della detrazione per lavoro dipendente. La soglia di no tax area – quella sotto la quale non paga Irpef – per i redditi di lavoro dipendente si amplierà quindi fino a 8.500 euro, raggiungendo quella in vigore per i redditi da pensione.

Per accordare la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 e la determinazione delle addizionali locali, la nuova versione del decreto stabilisce che gli enti locali che non riusciranno ad adeguare le addizionali ai nuovi scaglioni entro il termine del 15 aprile 2024 solo per il prossimo anno potranno ancora utilizzare le vecchie aliquote.
In dettaglio viene previsto che, nel caso in cui le Regioni e le Province autonome non approvino entro il termine del 15 aprile 2024 l’apposita legge modificativa degli scaglioni e delle aliquote, per il solo anno 2024 l’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche continua ad applicarsi sulla base degli scaglioni e delle aliquote vigenti per l’anno 2023. Nel caso dei Comuni, se non adotteranno la delibera o la stessa non sarà trasmessa entro il termine del 20 dicembre 2024 ai fini della pubblicazione sul sito istituzionale del Dipartimento delle finanze, continueranno ad applicarsi per il 2024 le aliquote vigenti per il 2023.

Il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo si è detto soddisfatto per il varo dei due decreti su fiscalità internazionale e adempimenti, anche se il secondo è stato accolto malissimo dall’Associazione nazionale commercialisti secondo cui il nuovo calendario fiscale è “improbabile e inattuabile“e l'”ingorgo di scadenze metterà in forte difficoltà imprese e professionisti”. Leo ha aggiunto che “al prossimo Consiglio dei ministri, l’ultimo del 2023, saranno approvati altri decreti delegati attuativi della riforma del sistema tributario. Tra questi anche il Dlgs sui tre scaglioni Irpef, per il quale si è preferito un rinvio di qualche giorno per consentire un coordinamento tecnico in coerenza con la Legge di Bilancio in via di approvazione. Un atto di grande serietà che conferma la volontà del governo di coniugare le esigenze dei cittadini e l’equilibrio dei conti pubblici”.

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