Vi ricordate Riace? Si parlava di attacco esemplare all’accoglienza. La malaccoglienza. Ora sta accadendo qualcosa di peggio: il soffocamento silenzioso dell’accoglienza. Parto da un caso che sto seguendo per amicizia. Langa Astigiana. Se la Prefettura autorizza un Cas ovvero un centro di accoglienza in un paesino di collina di 590 abitanti come Cassinasco, non si rende conto che il centro urbano più vicino – dove andare a scuola di italiano, tra l’altro – ovvero Canelli è a 7 chilometri e mezzo di distanza? Può arrivare a sapere che una corsa in autobus costa 3 euro e 20, oppure l’abbonamento 44 euro al mese? Qualcuno si rende conto che questi ragazzi aspetteranno ancora settimane per avere – se va bene – il pocket Money di 70 euro, e che dovrebbero spenderlo perlopiù nell’abbonamento?

Sembra proprio che i Cas attualmente non prevedano più alcun rimborso per le spese di trasporto. Dovrebbero almeno prevedere una capacità di controllo e riparazione degli impianti di riscaldamento. E invece mentre scrivo (tra il 22 e il 23 novembre) si sta arrivando al sesto giorno consecutivo senza riscaldamento, e ieri non andava neanche l’acqua calda.

Non scrivo solo per denunciare un caso, ma parto da questo episodio per allargare lo sguardo sulla malaccoglienza, sull’ulteriore abbassamento della soglia minima di servizi forniti, su una situazione che ormai fornisce come sicuri solo letto e vitto. Ci sono ormai pochissimi operatori, non ci sono più formatori interni ai Cas, non parliamo di psicologi. Spesso i CPIA (corsi di italiano) sono sovraffollati e bisogna attendere mesi per un posto. Una grande sofferenza sociale a vantaggio di chi? Di nessuno. Per risparmiare un po’ di denaro si rinuncia a una grande opportunità pubblica: quella di far vivere – e quindi anche utilizzare – l’energia, la speranza, la potenzialità di migliaia di giovani.

Non limitiamoci a denunciare ritualmente la responsabilità evidente della destra: potremmo e possiamo invece fare molto con buona volontà e creatività. Associazioni, scuole, imprese, cittadini, giovani, pensionati: l’accoglienza integriamola noi! Ci sono tante cose da fare, anche simpatiche, anche prima che trovino o gli si trovi un lavoro. Quelle giornate vuote fanno tristezza (“cosa fanno i tuoi compagni? Niente, guardano la tv. Guardano il calcio. Giocano a calcio? Un po’ ma non sanno neanche come accedere a un campo, o non lo trovano gratis e non hanno soldi”).

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