Fa discutere il caso della 27enne sottoposta a un intervento di conizzazione uterina a causa di un papilloma virus. A seguito di alcune complicanze post operatorie, la donna è deceduta. Un episodio con uno strascico di accuse e procedimenti penali nei confronti del ginecologo romano Vincenzo Campo che l’aveva in cura. La donna è Maria Grazia Di Domenico, originaria di Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, e romana d’adozione, che avrebbe compiuto 30 anni il 5 novembre scorso.

Il caso
Tutto inizia con un intervento, il 17 maggio 2021, con l’obiettivo di rimuovere del tessuto dal collo dell’utero. Subito dopo l’operazione, Maria Grazia sarebbe dovuta tornare a casa, ma avverte forti dolori addominali. Oltre agli antibiotici, alla giovane sarebbero stati prescritti anche fermenti lattici. Compaiono dolori sempre più intensi e, dopo tre giorni, in presenza di febbre, la giovane viene trasferita d’urgenza all’ospedale San Pietro di Roma, dove le viene riscontrato un addome acuto per sospetta lesione uterina. Vista la gravità del quadro clinico, caratterizzato da shock settico e addome acuto da peritonite, viene sottoposta a un intervento chirurgico d’urgenza per suturare la perforazione, ma è tutto inutile. Trasferita al policlinico Gemelli in coma, la paziente muore dopo tre giorni, il 24 maggio 2021. Da qui scatta una prima denuncia in procura. Per gli inquirenti il ginecologo Campo avrebbe causato la morte della giovane, perforandole durante l’intervento l’utero e il sigma distale e omettendo di “valutare adeguatamente la sintomatologia derivante da tali perforazioni”. Un omicidio colposo commesso “per colpa professionale consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia”. Il processo penale è in corso, con la prossima udienza fissata a gennaio, e così quello civile.

Che cos’è la conizzazione uterina
Ma in cosa è consistito il primo intervento? Si parla infatti di conizzazione uterina che “significa fare un cono tirando via la parte superficiale della cervice uterina. L’operazione viene eseguita in caso di terapia oncologica”, spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Carlo Gastaldi, responsabile dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia.

Diffusione del papilloma virus (Hpv)
Dottor Gastaldi, nel nostro caso si parla di papilloma virus. Quanto è diffuso?

“Nel mondo abbiamo circa 20 milioni di casi di infezioni da Hpv; negli Usa si verificano 13mila nuovi casi ogni anno di carcinoma invasivo che portano a circa 4.250 morti di cancro all’anno. In generale, nel mondo il carcinoma cervicale è la seconda causa di morte per tumori in una donna. La mortalità è molto alta nelle aree geografiche dove mancano i programmi di screening, quindi nei Paesi in via di sviluppo.

Come si procede in caso di diagnosi di infezione da Hpv?
“Innanzitutto, fortunatamente l’80% delle infezioni da Hpv si risolve spontaneamente, senza dare esito a lesioni di tipo oncologico. Il restante 20% può essere trattato con la tecnica della conizzazione, ossia la rimozione della parte superficiale del collo dell’utero, che può essere effettuata secondo tre modalità:
quella più vecchia, ‘a lama fredda’, col bisturi si fa un cono sul canale cervicale e si rimuovono le cellule atipiche;
con il laser; e Infine la leep: una sorta di lama calda collegata a un elettrobisturi. Le complicanze, con esiti fatali, si possono verificare ma molto raramente con la leep. Quando si utilizzano fonti di corrente, questa infatti può passare in livelli più profondi e provocare lesioni anche all’intestino e determinare una peritonite”.

Nel caso della giovane donna sono stati tirati in ballo anche i fermenti lattici. Che funzione hanno?
“Normalmente vengono prescritti fermenti lattici quando c’è un’alterazione del microbiota vaginale. È una pratica diffusissima qualora ci troviamo di fronte a un tampone vaginale alterato, per cui si prescrive prima una terapia antibiotica e poi si somministrano fermenti lattici per ripristinare il microbiota vaginale”.

Quali sono le linee guida da seguire in caso di complicanze post operatorie?
“Sono le indicazioni che si danno per qualsiasi tipo di intervento chirurgico.
In sintesi, bisogna contattare il medico in caso di:
– febbre superiore ai 38 gradi;
– sanguinamenti associati a dolori, soprattutto addominali;
– perdite vaginali importanti;
– nausea e vomito;
– dolore a fegato o difficoltà di respirazione;
– dolori alle gambe”.

Quando è controindicata la conizzazione?
“Solo in caso di gravidanza perché provoca un forte sanguinamento del canale cervicale. Circa il 30% delle donne in gravidanza che vanno incontro a conizzazione presenta emorragia, con un incremento di morte del feto di quasi il 10%”.

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