È stata confermata anche in secondo grado la condanna di Gilberto Cavallini per la strage di Bologna. La Corte d’Assise d’Appello presieduta dal giudice Orazio Pescatore ha confermato l’ergastolo per l’ex terrorista dei Nar per la bomba alla stazione del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dopo sette ore di camera di consiglio. L’imputato non era presente in aula. C’erano invece il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi e la vicepresidente Anna Pizzirani. Diversi anche i familiari delle vittime seduti tra il pubblico. In rappresentanza del Comune c’era anche la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy.

Al fianco del sostituto pg Nicola Proto, durante la lettura del dispositivo, anche il nuovo procuratore generale, Paolo Fortuna e il nuovo Avvocato generale dello Stato, Ciro Cascone. “Dalla lettura del dispositivo è stato accolto l’appello della Procura della Repubblica che aveva impugnato la sentenza nella parte in cui aveva derubricato la strage da politica a comune, quindi con questa sentenza ritorna l’imputazione originaria che era quella di strage politica e la conferma sulla responsabilità dell’imputato”, ha detto il sostituto pg Proto, parlando con i giornalisti dopo la lettura della sentenza.

In primo grado, infatti, la Corte di assise aveva riqualificato il reato dall’articolo 285 del codice penale, che punisce “chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage territorio dello Stato o in una parte di esso” nel reato previsto all’articolo 422, che punisce chiunque fuori dei casi previsti dall’altro reato “al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità” provocando la morte di persone. Secondo l’avvocato difensore dell’imputato, Alessandro Pellegrini, voleva dire che per i giudici “non c’era la finalità di attentare alla sicurezza dello Stato”. Nella lunga e articolata motivazione del processo di primo grado il presidente della corte, Michele Leoni, sottolineò come l’ex Nar – con i suoi ‘collegamenti, era pienamente consapevole dei disegni eversivi che coinvolgevano il terrorismo e le istituzioni deviate – avrebbe potuto essere processato molto prima, “38 anni” prima.

La nuova decisione della corte d’Assise d’Appello vuol dire dunque che quello dei Nar non era spontaneismo armato e che quindi la strage di Bologna era stata organizzata come un atto della strategia della tensione? “Ovviamente aspettiamo le motivazioni, ma la sentenza dovrebbe essere in questa direzione”, ha detto il sostituto pg Proto. “Attendiamo di conoscere le motivazioni alla base della sentenza. Una volta lette le motivazioni valuteremo eventuali mosse successive”, ha detto a Nicoletta Macrì, avvocato difensore di Cavallini, assente in aula.

Per la strage sono stati già condannati in via definitiva gli altri ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Per i depistaggi delle indagini, invece, furono condannati l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali dell’allora servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza, che collaborava sempre col Sismi. Condannato all’ergastolo solo in primo grado, invece, Paolo Bellini, altro estremista di destra che però militava in Avanguardia nazionale. Nelle motivazioni di quella sentenza i giudici definiscono come “eclatante” la prova che Licio Gelli e Federico Umberto D’Amato, e quindi il capo della P2 e quello dell’Ufficio Affari riservati del Viminale, contribuirono all’organizzazione della strage che fece 85 morti e 200 feriti.

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