Dagli elementi emersi finora non sono “in alcun modo” emersi elementi indicativi di un “decesso dovuto all’opera di terzi“. Lo scrive la Procura di Trieste in una nota diffusa stamani sul caso dell’uomo trovato impiccato domenica a un guardrail della Grande velocità triestina, una superstrada che collega il capoluogo giuliano con la rete autostradale. Sul corpo infatti è stato trovato un certificato medico, datato 10 settembre, che diagnosticava una “sindrome ansiosa depressiva” e prescriveva una visita psichiatrica. L’uomo è stato identificato come B.K, un cittadino iraniano, nato a Teheran nel 1968 e senza fissa dimora.

A differenza di quanto trapelato nelle prime ore, gli inquirenti comunicano che nell’ispezione cadaverica non è stato riscontrato alcun segno di tortura né di violenza, e nemmeno bruciature, lesioni da taglio e traumi. Si tratta invece di “lesioni post mortem, conseguenti ai fisiologici fenomeni putrefattivi che hanno interessato il cadavere”. Invece, si legge nella nota, “gli unici segni rinvenuti sulla salma sono quelli tipici dell’impiccamento“.

La Procura ha precisato che la benda trovata sugli occhi dell’uomo, che copriva gran parte del volto, era una camicia a maniche corte, arrotolata; un’altra camicia gli bloccava invece le mani, lasciando comunque un’apertura dei polsi di circa trenta centimetri. I piedi erano invece bloccati da nastro adesivo. È stato confermato che la morte risale a 36-48 ore prima del ritrovamento; l’autopsia sarà disposta quanto prima dalla magistrata titolare delle indagini, Maddalena Chergia.

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