È l’ultima sera di agosto a San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila. Un uomo di 56 anni vede in giardino una famigliola di orsi, la cosa non gli piace. Nel tempo libero va a caccia, perciò impugna non una racchetta da tennis o una mazza da golf, ma un fucile, con cui all’istante uccide la femmina Amarena, amato simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. Due settimane prima un suo coetaneo di Voghera, in Lombardia, è stato arrestato per aver ferito di proposito col fucile da caccia un anziano vicino. Il 4 agosto vicino a Parma, nel pulire il proprio fucile, una donna si è colpita una gamba. Mentre il 27 a Sirolo, nelle Marche, un ragazzo è stato ucciso con un fucile da sub mentre difendeva un amico aggredito per strada.

In Italia le pre-aperture della stagione di caccia iniziano a settembre, ma i fucili dei cacciatori non badano al calendario, né alle specie. Negli ultimi 14 anni, soltanto nei periodi venatori, hanno causato la morte di almeno 383 persone e il ferimento di 1.056. Non è un dato ufficiale: lo divulga AVC-Associazione Vittime della Caccia, che dal 2007 conta inascoltata gli incidenti umani causati dalle armi dei cacciatori e accusa le istituzioni di proteggerne la declinante categoria. Tanto da essersi appena cancellata dalle associazioni del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per protesta contro le pesanti modifiche alla legge 157/92 sulla fauna selvatica apportate dal governo Meloni. Grazie a un emendamento considerato inammissibile oggi all’occasione si può sparare in ogni stagione, luogo e orario, a qualunque specie animale: “Queste deregolamentazioni della caccia in epoca di stravolgimenti climatici sono attentati alla natura, ma pure alla sicurezza pubblica. Manovre politiche per favorire interessi diversi da quelli dei cittadini”.

Intanto una ricerca di Archivio Disarmo denuncia l’incontrollabilità delle armi da fuoco nelle case degli italiani: “La normativa italiana permette, a chi detiene un porto d’armi sportivo o da difesa o il nulla osta, di acquistare: tre armi comuni + 12 classificate sportive + otto antiche o da collezione. Ma la licenza di caccia consente un possesso di armi illimitato”. “In generale” proseguono dal centro studi “ Il ministero degli Interni e i dipartimenti di Polizia non hanno mai reso noti i dati sul numero di possessori di licenze e di armi in circolazione. Informazione essenziale per calcolare il tasso di delittuosità dei legali possessori di armi, soprattutto riguardo omicidi e femminicidi in ambito familiare.”

Per maneggiare le armi da caccia i requisiti psicofisici sono ancora stabiliti da un decreto ministeriale del 1998: basta vedere con un occhio solo e gli arti superiori possono essere sostituiti da protesi, purché funzionanti. Così i cacciatori, in base all’articolo 842 del Codice civile, possono entrare nei fondi privati, se non costosamente recintati, e sparare con carabine che hanno gittate fino a 3.500 metri. “Una delle lacune nel rilascio delle licenze è la mancanza di incroci con i database statali. Non si risale alla storia sanitaria del paziente, né emergono eventuali non idoneità psico-fisiche. Basta la certificazione del medico” spiegano ancora da Archivio Disarmo.

Nel settembre 2022, a Roma, un vice questore medico della Polizia risultava indagato per aver consegnato 276 certificati per porto d’armi da caccia senza visita, ricavandone mazzette per 41.806 euro. E in provincia di Rieti un altro medico aveva dichiarato idoneo un cacciatore sorpreso con un mix di antiepilettici, antidepressivi e alcol. Oltre a tiro sportivo e difesa personale, nei Paesi in pace la caccia resta l’unica legittimazione alla presenza di armi presso la popolazione civile. Laddove ci si augura di non usare mai la pistola per proteggersi, il cacciatore, lui solo, utilizza – sugli animali – il fucile per il suo preciso scopo: uccidere.

“Il cacciatore sviluppa una mancanza di empatia, un piacere riguardo la sofferenza degli animali” commenta Annamaria Manzoni, psicologa esperta di zoo-antropologia. “Davanti a situazioni che farebbero inorridire una persona di media sensibilità, come la volpe sbranata, l’uccello agonizzante, cinghiali o cervi stremati che cercano di salvarsi, il cacciatore esulta. Ne vuole ancora. Spesso si tratta di assuefazioni al sadismo indotte fin da bambini.” La caccia è perfettamente legale, ma nella società globalizzata e nervosa la diffusione di armi anche potenti e la consuetudine con tali strumenti destano nuove riflessioni. In Italia i cacciatori, in costante calo secondo le stesse associazioni venatorie, sono 533mila – meno dello 0,1% della popolazione.

In Francia, che in Europa ha di gran lunga il maggior numero di cacciatori – sopra il milione – per gestite l’informazione delle vittime umane della caccia si ricorre a un bollettino formale. Il censimento annuo di AVC si limita ai 5 mesi di attività venatoria tradizionale. Per la stagione 2022/23 per esempio sono state contate 79 vittime totali. Tredici morti cacciatori e 6 fra la gente comune, più 44 feriti cacciatori e 16 civili. Meno del 2010/11: 141 vittime divise fra 53 morti e 88 feriti. Ma allora circolavano circa 250mila cacciatori in più. Il dato AVC si ottiene scandagliando i notiziari locali e nazionali, verificando segnalazioni e richieste di aiuto. Sono fatti avvenuti sia in ambito venatorio che fuori dai contesti di caccia, e fra le vittime si includono cacciatori e gente comune. Il cercatore di funghi centrato al cuore per sbaglio, la giovane a passeggio sfigurata da una cascata di piombo, il ragazzino che ha ucciso la sorella giocando col fucile di papà…

“Il nostro calcolo è artigianale e ristretto a un periodo” ricordano dall’associazione “ma quante altre volte durante l’anno sentiamo di omicidi, suicidi, stragi, incidenti con armi da fuoco, ed è legittimo ritenere che siano da caccia? Da tempo chiediamo invano alle istituzioni trasparenza e una lista ufficiale, completa dei casi”. Impressiona, sempre stando ai dossier, il numero di animali domestici – cani, gatti, cavalli, asini, pecore – uccisi ogni anno. Imbracciate dall’uomo della porta accanto e dal re, grazie alla caccia le armi diventano accettabili anche dai benpensanti. In alcune regioni italiane, non senza suscitare polemiche, si tentano addirittura progetti per proporre i cacciatori come educatori ambientali nelle scuole.

Così un manager dall’immagine progressista come Luca Montezemolo, che con la famiglia gestisce Charme Capital Partners, dal 2018 ha guidato gli investitori del fondo nell’acquisto e rivendita di Fiocchi Munizioni Spa, azienda italiana leader nella produzione di munizioni di piccolo calibro, passata al 70% a CSG Czechoslovak Group. (Pietro Fiocchi, ex presidente di Fiocchi of America Inc. è eurodeputato con il partito di Giorgia Meloni). E il cattolicissimo industriale tessile Matteo Marzotto, noto per l’impegno socio economico e i pellegrinaggi a Medjugorje, quando era vicepresidente di Italian Exhibition Group ha promosso iniziative di Anpam-Associazione nazionale produttori di armi e munizioni. Fra cui la fiera HIT Show, dove le uniche armi non esposte erano gli arsenali da guerra.

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