SAN GIORGIO DI NOGARO – A marzo alcune pagine di pubblicità a pagamento sui giornali del Nordest avevano fatto da testa di ponte per il progetto di un’acciaieria da due miliardi di euro che il gruppo friulano Danieli di Buttrio vorrebbe realizzare assieme agli ucraini della Metinvest B.V nella zona industriale di Porto Nogaro, in provincia di Udine. Sei mesi dopo è scontro aperto tra la popolazione, che ha presentato una petizione-contro firmata da quasi 25 mila persone, i partiti di opposizione, l’amministrazione regionale guidata da Massimiliano Fedriga e il governo centrale. I cittadini non vogliono uno scempio ambientale nella Laguna di Grado. I sindaci di Grado, Lignano e Marano sono della stessa opinione, temendo ripercussioni sul turismo balneare, oltre che sulla fragilità di un ambiente straordinario. Numerose associazioni denunciano il blitz di Ferragosto con cui il governo ha aperto la strada a un commissario straordinario per favorire la costruzione dell’impianto.

Visto il susseguirsi di flash-mob e dichiarazioni, il governatore leghista ha deciso di rompere il silenzio. Ma anziché abbassare i toni, contribuisce a riscaldarli. “Basta terrorizzare i cittadini. È una politica di irresponsabilità e purtroppo per la manciata di qualche preferenza alcuni politici continuano a prendere in giro i cittadini, e i cittadini – che giustamente si preoccupano – devono chiedere spiegazioni a questi personaggi che non hanno proposte per il territorio e continuano a ventilare il terrore”. Il riferimento di Fedriga è alle polemiche successive a un provvedimento governativo che prevede il possibile intervento di un commissario nel caso di progetti di interesse nazionale. “Lo stesso ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, – ha aggiunto Fedriga – ha detto che non c’è nessuna ipotesi, tanto è vero che la norma del ministro Urso prevede che la dichiarazione di interesse per il commissariamento debba passare per il Consiglio dei ministri: non è passato nulla, non è stato nemmeno ipotizzato”. Conclusione: “Ho sempre detto che in caso di un’ipotesi concreta, anche lontana, presentata alla Regione, ci saremmo confrontati con il territorio e i sindaci. A oggi non c’è nulla. Basta dire che il governo ha fatto qualcosa che non ha fatto”.

Sindaci e cittadini però non si fidano, dopo che Legambiente ha scoperto l’inserimento dell’articolo 13 nel DL 104/2023 del governo, varato il 10 agosto. C’è scritto che “il Consiglio dei ministri può con propria deliberazione, su proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy (Adolfo Urso, nda), dichiarare il preminente interesse strategico nazionale di grandi programmi d’investimento esteri sul territorio italiano, che richiedono, per la loro realizzazione, procedimenti amministrativi integrati e coordinati di enti locali, regioni, province autonome, amministrazioni statali e altri enti o soggetti pubblici di qualsiasi natura”. La possibile aderenza della norma al caso friulano l’ha data il secondo comma: “Per grandi programmi d’investimento esteri si intendono programmi di investimento diretto sul territorio italiano dal valore complessivo non inferiore all’importo di un miliardo di euro”. Siccome l’acciaieria costituirebbe un investimento da due miliardi il collegamento è stato evidente, anche perché il commissario potrebbe agire “in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale… nell’ambito di un procedimento unico di autorizzazione”.

Un’azienda del genere sarebbe in grado di produrre 2 milioni di tonnellate di quello che è stato annunciato come “acciaio verde”, eppure impegnerebbe 70 ettari di territorio, prevedrebbe lo scavo dei canali e del mare, con movimentazione di sabbie e fanghi in un sito Ramsar (zone umide) e Natura 2000. Legambiente ha dichiarato: “Non siamo contro la produzione di acciaio che utilizzi le migliori tecnologie da destinare ad usi civili orientati alla transizione ecologica. Ma non a ridosso di una Laguna che gode di forme di tutela di ogni genere”.

I promotori della raccolta di firme presentate a fine luglio in Regione ricordano: “Il progetto non è compatibile con il territorio e l’intervento produrrebbe un forte disequilibrio sociale, come pure una decrescita economica e occupazionale nei settori diportistico, nautica, pesca, commercio ittico e di tutto l’indotto derivante. Inoltre le acciaierie non hanno nulla di green, emettono quantità spropositate di gas, polveri sottili, CO2, portando con sé effetti devastanti sull’apparato respiratorio, cardiovascolare e sullo sviluppo di tumori”.

Non senza sarcasmo, il consigliere regionale del Pd Francesco Martines commenta: “Il presidente ha smentito i suoi stessi assessori e dirigenti regionali che incontrano sindaci e dirigenti aziendali per discutere di un progetto che, quindi, non esiste. La Regione spende centinaia di migliaia di euro in studi universitari per un progetto che non esiste nemmeno in ipotesi, mentre i dirigenti Danieli incontrano i sindaci di Marano, Grado e Lignano per presentare un progetto che non esiste”. E conclude: “È una grande notizia: l’acciaieria non si farà. Sono conscio che le parole di un governatore di Regione come Fedriga, membro autorevole di una delle maggiori forze di Governo, abbiano l’autorevolezza per essere una fonte attendibile. Finalmente rassicurano le migliaia di persone che hanno sottoscritto la petizione contro l’acciaieria e hanno ampiamente sostenuto la sua rielezione”.

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