Luca Ruffino non aveva gravi malattie. È quello che emerge dai primi rilievi dell’autopsia eseguita oggi sul corpo del presidente di Visibilia Editore, che si è suicidato la sera del 5 agosto, sparandosi un colpo di pistola nella sua abitazione. È quello che trapela da fonti giudiziarie. L’autopsia è stata eseguita all’istituto di medicina legale di Milano. I primi risultati dell’esame autoptico, dunque, mettono a tacere alcune presunte rivelazioni arrivate da amici di Ruffino, sempre rimasti anonimi: indicavano una grave patologia come il motivo che avrebbe spinto il manager a togliersi la vita. E invece il suicidio dell’imprenditore non è giustificabile con una malattia. Toccherà alla procura di Milano continuare a indagare per fare luce sulla vicenda. I pm hanno aperto un fascicolo per il reato di istigazione al suicidio: un atto dovuto per poter procedere con tutti gli accertamenti del caso. Al momento, in ogni caso, non vi sarebbero dubbi sul fatto che si sia trattato di un gesto volontario.

Il corpo di Ruffino era stato trovato sabato scorso nella sua abitazione di Milano da uno dei figli, avvisato dalla compagna in vacanza in Sardegna che si sarebbe allarmata dopo averlo sentito al telefono particolarmente abbattuto, “strano e un po’ depresso”. Tuttavia, anche se negli ultimi giorni è stato descritto come “giù di morale”, non risulta nemmeno che soffrisse di problemi di salute mentale conclamati e diagnosticati. Tra i sei biglietti di scuse lasciati prima di compiere il gesto, oltre a quelli per i familiari, uno è rivolto ai colleghi e un altro ai condomini. In nessuno di questi vi sarebbero riferimenti alla società da lui presieduta o a eventuali problemi di lavoro.

Considerato il re delle amministrazioni condominiali in Lombardia con la sua Sif Italia, l’imprenditore sessantenne non aveva problemi dal punto di vista economico, vantando una liquidità che gli ha permesso di entrare nel capitale sociale di Visibilia, società fondata da Daniela Santanchè. Nell’ottobre scorso Ruffino aveva acquistato le azioni della ministra ed era diventato amministratore unico dell’azienda editoriale, coinvolta nell’indagine per falso in bilancio della procura di Milano. Fascicolo che non lo coinvolge direttamente e in cui non risultava indagato. La vicenda, però, ha avuto particolare rilevanza nelle scorse settimane, coinvolgendo direttamente Santanchè, destinataria di una mozione di sfiducia poi bocciata dal Senato. In quei giorni, intervistato da Repubblica, l’imprenditore ha definito la ministra semplicemente come una sua debitrice, respingendo le ipotesi di aver dato una mano per ragioni politiche: “Ma quale soccorso nero, Daniela Santanchè ci deve 1,5 milioni e per questo ha messo a garanzia anche la sua casa”. Ruffino in passato era stato processato e poi assolto insieme agli esponenti lombardi di FdI Marco Osnato e Romano La Russa (fratello del presidente del Senato) per una vicenda legata a finanziamenti elettorali. Ma parlando con i giornalisti ha dichiarato di essere centrista da sempre e di aver investito in Visibilia “vedendoci del potenziale”.
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