L’impressione è che la tassazione sugli extraprofitti dalle banche possa essere “un sogno (o un incubo, a seconda dei punti di vista) di mezza estate”, destinato a svaporare con l’accorciarsi delle giornate. Ci sarà l’iter parlamentare e ieri sera il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, assente alla presentazione alla stampa del provvedimento, è già intervenuto in veste di pompiere. “La misura ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo“. Il che dovrebbe limitare a circa 2 miliardi di euro massimo il gettito atteso per quest’anno.

Facciamo l’esempio di Unicredit, principale gruppo bancario italiano insieme ad Intesa Sanpaolo. La banca ha un attivo (una voce che include tutti i crediti erogati alla clientela ed altro) di 857 miliardi di euro. Potrà quindi pagare al massimo 857 milioni di euro. Una soglia che non sembra influenzare molto il versamento relativo al 2022 ma che potrebbe limitare quello relativo al 2023. Nel caso della più piccola Mps, con un attivo di 120 miliardi di euro e quindi limite a 120 milioni, la soglia riduce di una decina di milioni anche il versamento che attiene al 2022.Sta di fatto che le banche portano a casa un primo ritocco e sanno bene che il provvedimento potrebbe essere ulteriormente smussato. Dopo i cali di ieri (tra il 5 e l’8%) i titoli hanno recuperato. Unicredit ha chiuso in rialzo del 4,3%, Intesa Sanpaolo del 2,3%, Bper del 2,2%, Banco Bpm del 5,4% ed Mps del 2,5%, Fineco del 7%.

Ricordiamo che le banche vengono da bilanci record, grazie al veloce rialzo dei tassi operato dalla Bce per contrastare l’inflazione che permette loro di aumentare il divario tra gli interessi che incassano sui prestiti erogati e quello che pagano (niente) sui depositi. “Il ragionamento fatto dal governo è che dei maggiori profitti che quest’anno le banche faranno rispetto al precedente semplicemente per le politiche sbagliate della Bce, una parte verranno usati per aiutare le famiglie e confermare l’aumento degli stipendi”, ha ribadito stamane il vicepremier e ministro Matteo Salvini. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la trasmissione ai depositanti dei benefici derivanti dall’incremento dei tassi. Appena l’11%, contro il 20% della Germania, il 35% della Francia, il 43% della Gran Bretagna e una media dell’area euro del 20%. Intanto Banca d’Italia fa sapere che in giugno i prestiti al settore privato, , sono diminuiti dell’1,7% (-1,1 nel mese precedente). In particolare i prestiti alle famiglie sono aumentati dello 0,2 per cento sui dodici mesi (0,8 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 3,2 per cento (-2,8 nel mese precedente). I depositi del settore privato sono diminuiti del 4,3 per cento sui dodici mesi (come in maggio); la raccolta obbligazionaria è aumentata del 16,1 per cento (13,2 in maggio).

Rispetto a giugno i tassi di interesse hanno subito una ulteriore crescita, al punto che oggi per i mutui a tasso variabile il Taeg medio si attesta attorno a 4,8%, afferma Assoutenti in una nota, commentando le rilevazioni di Bankitalia. “Una crescita continua dei tassi che si riflette in modo diretto sulle tasche dei consumatori che hanno acceso un mutuo: rispetto al 2021, per la fascia media di finanziamento a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, la rata mensile risulta oggi più cara tra i 255 e i 340 euro, pari ad una maggiore spesa annua tra i +3.060 e +4.080 euro a famiglia”.

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