Un’imposta non vessatoria ma significativa e, per di più, retroattiva. Va dato atto al governo di aver avuto un certo coraggio nella sua iniziativa fiscale a carico del sistema bancario italiano, che ricalca, in maniera un poco attenuata, quanto già fatto in Spagna. Che la misura, con un gettito stimato di almeno 3 miliardi all’anno, sia destinata a mordere lo mostra anche il forte calo dei titoli bancari quotati a piazza Affari. Affondano Bper (-9,5%) e Banco Bpm (- 8,5%). Intesa Sanpaolo cede l’8%, Unicredit il 6,1%, Mps l’8,8%, Fineco l’8%, Mediolanum il 4,8%. Nel pomeriggio gli analisti di Mediobanca hanno diffuso una nota in cui si legge che l’impatto della tassa sugli extraprofitti bancari “va molto oltre i 3 miliardi” indicati da alcuni organi di stampa. “Se la formula del calcolo della tassa è quella che prevale oggi – spiegano – l’impatto della tassa sarebbe enorme per le banche italiane, così grande da rendere difficile credere che possa essere approvata senza modifiche”.

Le somme raccolte con la tassa saranno destinate, in teoria, agli aiuti per i mutui prima casa e alla riduzione delle tasse. La misura vale però al momento solo per due anni, peraltro particolarmente favorevoli per i bilanci degli istituti di credito, mentre un ipotetico taglio delle tasse sarebbe strutturale. Non dimentichiamo che la prossima legge di bilancio si annuncia particolarmente magra e che il governo sta forse ricorrendo a provvedimenti insolitamente “creativi” per racimolare qualche risorsa aggiuntiva. Il diavolo, si dice ami nascondersi nei dettagli. Vedremo.

Il prelievo previsto nella norma è del 40% non sui profitti ma sugli extra profitti del 2022 e 2023. Vengono considerati tali le somme attribuibili al margine di interesse (differenza tra incassi dei tassi praticati e interessi pagati) se superano quelle dell’anno precedente di almeno il 5% per il 2022 (rispetto al 2021) e di almeno il 10% per il 2023 (rispetto al 2022). In ogni caso il prelievo non potrà superare il 25% del valore del patrimonio netto. Un’imposta simile è stata già introdotta in Spagna, più severa perché include nel calcolo anche i guadagni da commissioni e non solo da margine di interesse.

Lo schema ricalca una proposta presentata alla Camera da 10 parlamentari del Pd tre settimane fa. Nella mozione si chiedeva di “introdurre, con un provvedimento d’urgenza, misure volte a ridurre l’onere gravante su famiglie e imprese determinato dagli incrementi dei tassi di interesse, anche consentendo l’allungamento dei piani di rimborso dei mutui e dei prestiti a tasso variabile, finanziate con il gettito derivante dall’applicazione di un contributo, a carattere redistributivo, a titolo di prelievo solidaristico straordinario a carico dei soggetti che esercitano l’attività bancaria, la cui base imponibile sia commisurata all’incremento della differenza tra il tasso medio sui prestiti e il tasso medio sulla raccolta rispetto ai periodi antecedenti alla fine dei tassi negativi. Una tassa sugli extraprofitti bancari è allo studio anche in Gran Bretagna.

Nel 2022 solo le prime 5 banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bper, BancoBpm, Mps) hanno incamerato profitti per quasi 12 miliardi di euro, di questi oltre 4 miliardi sono riconducibili al margine di interesse e in tutti e 5 i casi con incrementi superiori al 3% rispetto all’anno prima, grazie soprattutto ai rialzi dei tassi Bce che aumentano la differenza tra gli interessi che le banche chiedono ai clienti e quelli che pagano ai depositanti, questi ultimi rimasti praticamente a zero. Solo nei primi sei mesi del 2023 le stesse 5 banche hanno messo a bilancio utili per circa 12 miliardi, Se questo trend si confermasse nella seconda parte dell’anno i guadagni delle banche salirebbero ben al di sopra dei 20 miliardi, con un peso più consistente dei margini di interesse rispetto al 2022. Stando ad alcune simulazioni gli utili potrebbero ridursi di circa il 10% per effetto della nuova imposta.

Facciamo un esempio concreto di come funziona la tassa con i conti di Unicredit, secondo gruppo bancario italiano e forse quello con i conti più brillanti nell’ultimo esercizio. Il 2022 della banca si è chiuso con profitti per 5,2 miliardi. Il margine di interesse è stato di 10,7 miliardi contro i 9 miliardi del 2021. Dunque un incremento del 19%, ben al di sopra di quel + 3% necessario per far scattare il prelievo su quegli 1,7 miliardi di differenza. Tassati al 40% genererebbero un gettito di 680 milioni di euro. Il gruppo ha un patrimonio netto di 63 miliardi, quindi nessun problema con il limite del 25% che viene ampiamente rispettato. Ricordiamoci che stiamo però parlando di una banca particolarmente in salute. Prendiamo il caso di Mps (che pure nell’ultima semestrale ha registrato un sensibile miglioramento). Nel 2022 la banca senese ha registrato un margine di interesse di 1,5 miliardi contro gli 1,2 dell’anno prima. Trecento milioni in più che significano + 25%. Anche qui scatta dunque il prelievo, per un totale di 120 milioni. Il patrimonio si avvicina agli 8 miliardi, quindi nessun impedimento.

Ieri, dopo il Consiglio dei ministri che ha varato la misura, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che di recente aveva negato che fosse allo studio un intervento sulle banche, non si è presentato in conferenza stampa. Il provvedimento è stato illustrato dal collega Matteo Salvini. Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani afferma: “Da mesi diciamo che la Banca centrale europea sbaglia ad alzare i tassi di interesse e questa è l’inevitabile conseguenza. Non è una misura contro le banche ma un provvedimento a protezione delle famiglie e di tutti quei soggetti che si sono trovati in difficoltà per il pagamento dei mutui”.

“Ci criticano, ci snobbano, ci accusano di demagogia. Poi non riescono ad ammetterlo, ma devono darci ragione. Da marzo il Movimento 5 Stelle chiede un intervento sugli extraprofitti accumulati dalle banche per prendere da lì le risorse per sostenere i cittadini alle prese con rincari e caromutui. Sono passati 5 mesi e il Consiglio dei ministri si accorge dell’emergenza, quando le famiglie sono già in ginocchio da troppo tempo. E ora – in base a quanto annunciato – il Governo sembra accogliere la nostra proposta di una tassa sugli extraprofitti bancari”. Lo scrive il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, aggiungendo: “meglio tardi che mai, ma il tardi purtroppo lo pagano le famiglie”.

“Allora si può fare: è possibile tassare gli extraprofitti, come la Cgil richiede, pressoché inascoltata, da tempo. Adesso il governo estenda la decisione assunta sulle banche a tutte le imprese e i settori che stanno macinando risultati record”. Così in una nota la Cgil chiedendo all’esecutivo anche di “riconsiderare le recenti scelte fiscali tutte a vantaggio di imprese e profitti”. “Giusto aver deciso di tassare gli extra profitti delle banche”, commenta la Cisl, che chiede di allargare questo tipo di intervento “alle altre multinazionali (energia, digitale, logistica) per recuperare risorse da impegnare ad alzare salari, retribuzioni, pensioni ed a ridurre il peso delle tasse ai lavoratori, pensionati e sostenere le famiglie sui mutui per le prime case”. Sulla tassazione degli extraprofitti delle banche “attendiamo di leggere i testi ufficiali per comprendere bene i meccanismi di calcolo, il possibile gettito e, soprattutto, la destinazione di tali risorse aggiuntive. Su questo punto chiediamo un confronto con il governo”, dichiara in una nota il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, spiegando di rivendicare “un provvedimento con misure strutturali ed esteso a tutte le imprese, di qualunque settore, che a causa della pandemia o della guerra abbiano ottenuto enormi profitti”.

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