Le nomine in Rai tornano al centro delle polemiche, stavolta per la palese violazione della parità di genere nelle scelte fatte dal nuovo Roberto Sergio per le direzioni delle testate giornalistiche. La presidente Marinella Soldi, nel corso della sua audizione davanti alla Commissione di Vigilanza, ha ricordato che all’interno dell’azienda “abbiamo ottenuto una significativa riduzione del gender gap, sia in termini di carriere sia di retribuzioni tra il 2021 e il 2022″, ma un simile “sforzo” purtroppo “non è stato fatto nell’occasione delle ultime nomine, in particolare per le direzioni delle testate giornalistiche, tutte al maschile: uno strappo grave alle policy di genere aziendali, ratificate proprio dal CdA un anno fa”. Per la guida di Tg1, Tg2 e Tg3 sono stati infatti indicati rispettivamente Gian Marco Chiocci, Antonio Preziosi e Mario Orfeo (confermato) mentre a Rai Parlamento si insedia Giuseppe Carboni e a guidare il Giornale Radio e Radio1 arriva Francesco Pionati.

Sergio si è difeso dicendo che il tema della parità è “particolarmente sensibile per la Rai, come azienda ma ancor più come servizio pubblico di interesse generale, lo è per la Presidente Soldi e lo è per me. Ciò che conta è la tendenza e il passo per ridurre il gap”. “Su entrambi i fronti”, ha aggiunto, “sono stati fatti significativi progressi e posso già dare rassicurazione che ulteriori avanzamenti verranno operati nelle nomine che a breve completeranno la squadra di vertice, sia nelle direzioni editoriali che in quelle di staff. Personalmente, a conferma di quanto sopra, condivido con voi che la Direzione Staff dell’Amministratore Delegato è femminile sia nel ruolo di Direttrice che Vicedirettrice”. Poi ha aggiunto che “i criteri guida per la selezione di queste figure apicali sono stati (e saranno, per le nomine che seguiranno) competenza e capacità manageriale, bilanciando continuità e innovazione. Sono stati scelti quindi professionisti validi, prestando molta attenzione a salvaguardare, laddove rilevante per la posizione, il pluralismo“. La Rai “deve essere di tutti, pena l’incompatibilità con i dettami costituzionali e il venir meno della sua universalità – ha aggiunto -. Ne consegue che, per un verso, non può escludere alcuno e, per altro verso, non può essere appannaggio solo di alcuni”.

Soldi ha rivendicato che “per quanto riguarda il prodotto, per incrementare la presenza qualificata delle donne nelle trasmissioni, la Rai aderisce al progetto 50:50, nato nel 2017 alla BBC. Un automonitoraggio delle presenze femminili esperte nei programmi, che ho chiesto espressamente all’amministratore delegato di far adottare sistematicamente al 50% delle nostre trasmissioni di informazione”.

Soldi ha anche parlato della situazione finanziaria della tv pubblica, con parole preoccupate: “Vorrei trasferirvi un senso di urgenza. L’azienda, pur avendo chiuso con il bilancio in pareggio, affronta una situazione di indebitamento pari a 580 milioni di euro nel 2022. Per un rinnovo necessario delle forme di finanziamento sul mercato ci vuole un piano industriale credibile e realistico approvato a stretto giro e tassativamente non oltre il 2023″. Da questo punto di vista l’ipotesi di togliere il canone della bolletta elettrica presenta dei rischi, ha avvertito l’ad Sergio: “Qualora – pur in assenza di cogenti e ineludibili disposizioni comunitarie – si intendesse procedere ad una revisione del sistema di riscossione, sarà indispensabile valutare l’efficacia della soluzione alternativa e i correlati rischi, individuando le misure di mitigazione. Il Paese non può rischiare di regredire ricorrendo a modalità che possano caratterizzarsi, come la precedente, per un’evasione del tributo del 30%, con tutte le conseguenze sulla continuità aziendale”.

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