Televisione

Nomine Rai, dopo l'”editto” del Governo pigliatutto inizia il valzer delle poltrone. Ecco a chi potrebbe andare la direzione dei Tg e dell’intrattenimento

Dopo il via libera al decreto che contiene i nuovi limiti di età per i direttori stranieri di teatri e fondazioni liriche, ovvero norma ad hoc che apre la strada all'addio dell'Ad Rai Carlo Fuortes, ci si affretta a nominare i nuovi direttori dei tg e dei generi per "liberare il servizio pubblico "da qualche piccolo Stalin che ancora circola nei corridoi di Viale Mazzini", secondo le parole del ministro Sangiuliano

di Giuseppe Candela

Decreto Fuortes, editto Fuortes. Il governo Meloni mette le mani sulla tv pubblica, ieri in Consiglio dei Ministri, nonostante i dubbi della Lega, è arrivato il via libera al decreto che contiene i nuovi limiti di età per i direttori stranieri di teatri e fondazioni liriche. In sostanza una norma ad hoc che apre la strada al passaggio dell’Ad Rai Carlo Fuortes (nominato dal governo Draghi) al San Carlo di Napoli. L’attuale sovraintendente Stephane Lissner ha infatti compiuto 70 anni.

Così la “destra-centro” affila le armi per “cambiare la narrazione del Paese“, per citare il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, e per liberare il servizio pubblico “da qualche piccolo Stalin che ancora circola nei corridoi di Viale Mazzini“, il pensiero del ministro Sangiuliano espresso durante un’ospitata da Fabio Fazio a Che Tempo che fa. Un piano il cui finale sembra essere già scritto ma che deve affrontare ancora degli ostacoli. L’attuale sovrintendente pare voglia fare ricorso al Tribunale del Lavoro, cercando di dimostrare che non sussiste il carattere d’urgenza, utile per la sua uscita immediata. Il manager francese potrebbe appellarsi anche al Tar, soffermandosi sulla non retroattività della norma mentre il governatore campano De Luca prepara le barricate.

I tempi, dicevamo, ancora da capire. Oggi Fuortes in consiglio di amministrazione non toccherà l’argomento, per la prossima convocazione bisognerà aspettare quindici giorni. Perché si compia tutto l’iter, l’attuale amministratore delegato ha intenzione di aspettare la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, la decisione del consiglio di Vigilanza del San Carlo e il conferimento da parte del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Pagare moneta, vedere cammello: si potrebbe sintetizzare così.

Se tutto dovesse filare liscio arriverebbero le sue dimissioni, presentate all’azionista, il ministero dell’Economia, comunicate alla presidente Marinella Soldi e al collegio sindacale, prima di un’eventuale informativa di cortesia al cda, quest’ultimo ancora in sella e capace di sopravvivere all’uscita dell’amministratore delegato. Il caso Fuortes infiamma (e compatta) le opposizioni: “Questa decisione è la condizione che permetterà alla destra di mettere le mani sul servizio pubblico. È una scelta molto grave. Nessuno sentiva la nostalgia di norme ad personam. Contro questa decisione, che è la premessa di una occupazione della Rai da parte della destra, la nostra battaglia in Parlamento sarà senza sconti”, il commento in una nota dei capigruppo del Partito Democratico Francesco Boccia e Chiara Braga. Toni simili dai rappresentanti pentastellati nella commissione di Vigilanza Rai: la norma appena approvata “mette nero su bianco l’arroganza di un esecutivo che non si fa problemi a piegare le istituzioni e le leggi alle proprie logiche di partito. Tanto la Rai quanto il San Carlo di Napoli non meritano di essere al centro della partita a figurine che la maggioranza sta mettendo in scena”.

Risolta la partita Fuortes a Viale Mazzini prenderà il via il risiko delle nomine. In primis con il ticket formato da Roberto Sergio e Giampaolo Rossi. Il primo, direttore delle Radio Rai, nel ruolo di amministratore delegato. Il secondo, intellettuale meloniano, alla direzione generale. Con la volontà di procedere subito alle nomine dei tg e dei generi, con tempi strettissimi per la presentazione dei Palinsesti già rinviata a metà luglio.

Giorgia Meloni vuole a tutti i costi Gianmarco Chiocci alla direzione del Tg1. Le polemiche sull’assunzione dell’ennesimo esterno potrebbero travolgere l’attuale direttore dell’Adnkronos, la premier però avrebbe tutta l’intenzione di tirare dritto grazie anche all’ok del Movimento 5 Stelle. Conte stima Chiocci e i due sarebbero stati visti a pranzo insieme qualche settimana fa. In corsa per il dopo Maggioni (diretta al Coordinamento Editoriale al posto di Giuseppina Paterniti) anche Nicola Rao, ora alla direzione del Tg2 sempre in quota Fdi.

Al Tg2 in quota Forza Italia dovrebbe arrivare Antonio Preziosi, con Rao al Tg1 o alla direzione Approfondimenti, poltrona ambita anche da Paolo Corsini, attuale vice di Antonio Di Bella. Per il Tg3 corsa a due per la quota opposizione: in bilico tra la riconferma di Mario Orfeo (ipotesi che non convincerebbe Elly Schlein) e l’arrivo di Costanza Crescimbeni, vicedirettrice del Tg1. Il Movimento 5 Stelle avrebbe chiesto una sistemazione per Giuseppe Carboni, diretto a Rai Parlamento. A Rai Sport, dopo le dimissioni di Alessandra De Stefano partita per Parigi, potrebbe arrivare dalla radio Andrea Vianello.

Una rivoluzione che riguarderà anche le direzioni di genere. La direzione Intrattenimento dovrebbe finire alla Lega con Marcello Ciannamea, l’attuale titolare della poltrona Stefano Coletta potrebbe approdare al Marketing o alla Distribuzione. Nel daytime in uscita Simona Sala (verso Radio 2 in quota 5 stelle) con la promozione del suo vice Angelo Mellone, in quota Fratelli d’Italia. E il tam tam lascerà le nomine per spostarsi su titoli e volti. Un’altra partita aperta e pronta a far discutere. Con un caso Fazio (vicino a Discovery) da risolvere e volti amati dal centrodestra pronti ad esplodere: da Pino Insegno a Monica Setta fino a Roberto Poletti. Ma la storia è ancora alla pagina zero e promette colpi di scena.

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