Parlateci di Claudio Foti. Ora che la Corte d’Appello di Bologna lo ha assolto ed ha ribaltato la sentenza di condanna a quattro anni di reclusione per lesioni e abuso d’ufficio che, nel novembre del 2021, gli era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Reggio Emilia, parlateci di Claudio Foti.

Ma parliamo anche di cosa accadde nell’estate del 2019 a Bibbiano, quando l’inchiesta Angeli e Demoni, condotta dalla Procura di Reggio Emilia sui servizi sociali della Val d’Enza, mise sotto accusa 25 persone per un giro di abusi e affidi famigliari. Tra questi, finì sotto processo anche Claudio Foti, psicoterapeuta, fondatore del Centro Hansel & Gretel di Torino e all’epoca consulente dei servizi sociali della Val D’Enza. Sono trascorsi quattro anni ma, ricordo ancora, la feroce gogna mediatica sugli indagati, sbattuti come mostri in prima pagina, esposti anche su aspetti della loro vita privata: relazioni e liti famigliari che nulla avevano a che fare con la vicenda processuale ma presentate in cronaca come prova di colpevolezza.

Ricordo le fake news sugli elettroshock inflitti ai bambini per manipolare la loro memoria e quelle sui milionari giri di denaro; ricordo anche i pellegrinaggi di decine di persone che deponevano scarpette bianche davanti al Municipio di Bibbiano come se in quel piccolo paese fosse avvenuta la strage degli innocenti. E ricordo bene la strumentalizzazione politica. Si avvicinavano le elezioni regionali del 2020 e chi voleva espugnare la regione “rossa” fece lievitare quel pantano mediatico che distorse persino la realtà della stessa inchiesta. Se vogliamo parlare di Bibbiano, davvero, dobbiamo parlare di una pagina oscena della politica e dell’informazione.

Alcuni mesi fa, ho accettato di scrivere una delle dodici postfazioni al libro Bibbiano: Dubbi e Assurdità – Hanno ucciso Hansel e Gretel, a cura del Comitato Giobbe (Alpes Italia Casa Editrice), che ricostruisce e analizza criticamente quegli eventi. Nella prefazione, lo psichiatra Luigi Cancrini scrive: “Tre sono, in proposito, le questioni su cui questa vicenda ha degli insegnamenti importanti per noi. La prima riguarda il merito scientifico delle motivazioni con cui si è arrivati a condannare Claudio Foti (in primo grado). Affermare come si è affermato, prima in consulenza e poi in sentenza, che un terapeuta possa, con delle sedute di psicoterapia, determinare un disturbo borderline di personalità è un po’ come affermare, in termini di buon senso, che una formica può, arrabbiandosi, determinare un terremoto ma anche, in termini più tecnici he i tumori sono causati dai farmaci antitumorali… La seconda questione riguarda il modo in cui la stampa ha gonfiato, inventando fake news di ogni tipo, un caso che avrebbe dovuto essere studiato e spiegato ai lettori sulla base di una informazione corretta… La terza riguarda gli esponenti più in vista della politica italiana, divisi in due schieramenti: quello degli avvoltoi e quella dei Ponzio Pilato”.

Cancrini – paragonando il caso Foti a quello Braibanti (la vicenda accaduta negli anni 60 è stata ricostruita recentemente nel film Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio) – si chiede “se l’odio veicolato dalla vera e propria campagna di disinformazione non dipenda soprattutto dal modo laico e coraggioso in cui tanti servizi e psicoterapeuti hanno cominciato ad affrontare, in questi ultimi 30 anni, il tema dei maltrattamenti e degli abusi”.

Nella mia postfazione mi sono chiesta se quell’inchiesta non abbia “in qualche modo rappresentato una sorta di regolamento di conti tra la psicologia giuridica e la psicologia del trauma e non sia stata anche occasione di uno scontro tra i difensori della famiglia e i difensori dei diritti dei bambini, tra coloro che pensano che i legami tra genitori e figli vanno conservati ad ogni costo e coloro che pensano che quando c’è violenza, abuso e sopruso, quei legami vanno allentati o spezzati”.

Del resto nei giorni degli arresti e degli linciaggio mediatico, gli esponenti della psicologia giuridica, plaudivano l’inchiesta Angeli e Demoni. Mi riferisco a quei professionisti che sventolano la Carta di Noto come fosse il verbo anche se, la Cassazione, in ben due ordinanze, ha stabilito che non ha alcun valore vincolante e non costituisce, di per sé, causa di inutilizzabilità della testimonianza o nullità della sentenza e l’inosservanza della Carta di Noto non determina di per sé, l’inattendibilità delle dichiarazioni raccolte”.

Ma c’è sempre un giudice a Berlino o da qualche altra parte.

Claudio Foti, come spiega Luigi Cancrini della prefazione, era stato accusato di aver manipolato una ragazza convincendola di aver subito abusi sessuali, causandole un disturbo borderline (perizia contestata da ben 200 psicoterapeuti e psicologi). I giudici d’Appello hanno assolto Claudio Foti perché il fatto non costituisce reato e lo hanno assolto anche dall’accusa di abuso d’ufficio, ovvero per un affidamento senza bando pubblico perché il fatto non sussiste.

“Questa sentenza è la sconfitta dei garantisti a giorni alterni – ha detto Luca Bauccio, difensore di Claudio Foti – “La macelleria mediatica e giudiziaria che si è scatenata a Bibbiano, ha visto protagonisti organi di informazione che, quando sono toccati i loro padroni sono garantisti, ma quando si tratta di altri, si trasformano in belve affamate di corpi e vite di persone, che dovrebbero essere considerate presunte innocenti fino a sentenza definitiva. Questa non è la sconfitta ma la vittoria della giustizia ed è la vittoria della supremazia della logica e della scienza nel giudizio penale. Foti era stato condannato sulla base di superstizioni che avevano trasformato in un criminale chi difendeva soggetti deboli e bambini. Questa assurdità è stata sconfessata”.

A Linea Notte, Goffredo Buccini del Corriere della Sera, a proposito della vicenda di Bibbiano ha commentato: “Claudio Foti era già il mostro, lo era già nel titolo dell’inchiesta Angeli e Demoni. Se gli Angeli erano i bambini, i Demoni dovevano essere gli indagati. All’epoca, Luigi Di Maio e Salvini crearono lo slogan ‘parlateci di Bibbiano’. I politici non devono strumentalizzare le vicende processuali e noi giornalisti dobbiamo ricordarci che il demonio non è il demonio ma un povero disgraziato che stiamo calunniando”.

Belle parole che arrivano tremendamente in ritardo e solo dopo il sigillo dell’assoluzione in secondo grado.

@nadiesdaa

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