“La bambina era sdraiata supina in una sorta di culla da campeggio. Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere. E non respirava. La mamma della bambina era sul divano seduta in stato di agitazione. Ha raccontato i motivi del decesso. Ha detto di averla lasciata sola per una settimana e quando era rientrata a casa aveva appoggiato la valigia nell’ingresso e l’aveva trovata così, immobile e non aveva avuto il coraggio di toccarla”. È il racconto dell’agente arrivato per primo nell’appartamento di Alessia Pifferi, la donna ora sotto processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi. Il poliziotto ha testimoniato, come riporta Il Giorno, davanti ai giudici della Corte d’assise di Milano. In realtà, secondo quanto hanno stabilito gli esiti degli esami scientifici ha lavato la bambina già morta, le ha tolto i vestiti, e ha lavato le lenzuola sporche, poi ha messo tutto in lavatrice. Quindi la scena del crimine è stata in parte ripulita.

“Non c’erano alimenti per la bambina” nella casa di via Parea, a Milano, ha raccontato la dirigente della polizia scientifica, Annamaria Di Giulio. Nel frigorifero “da mangiare c’era veramente poco: Coca Cola, acqua, un piatto di avanzi, una mela e una salsa di pomodoro”. Sul mobile della stanza da letto in cui Diana è stata trovata morta “c’era un piccolo biberon, con un residuo di latte”. Tra gli oggetti repertati dalla polizia scientifica il 20 luglio 2022 figurano anche due valigie, lasciate all’ingresso. All’interno “solo vestiti da donna, almeno 30 abiti da sera”, ma nessun indumento da bambini. “La bambina era stesa su un materassino – ha detto – in fase di decomposizione. Nella camera c’erano una ventina di pannolini sporchi accatastati. Alessia Pifferi non chiedeva nulla della bimba ma solo quali sarebbero state le conseguenze legali per lei. Vado in carcere?”.

“Mia sorella mi ha scritto una lettera per incolpare me e mia mamma della morte di Diana. Dice che l’abbiamo abbandonata, che di fronte alle difficoltà l’abbiamo lasciata sola, ma non è così: mia mamma l’ha sempre aiutata anche economicamente e l’abbiamo aiutata anche quando ha partorito. Diana è nata in casa, era prematura, pesava un chilo e mezzo scarso. È stata per molto tempo ricoverata in ospedale. E chi è stata in ospedale è sempre stata mia mamma” ha detto Viviana Pifferi, la sorella di Alessia a margine della udienza. Alessia Pifferi si è presentata in aula tenendo in mano il rosario, il gip che firmò l’ordinanza di custodia cautelare la definì “consapevole”. Si torna in aula il 27 giugno con l’esame del compagno, l’elettricista di Bergamo.

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