Voglio provare a fare un minimo di chiarezza clinica, non certo assolutoria, sulla tragica fine di Giulia Tramontano e sui perché della lucidissima furia omicida che l’ha strappata alla vita. Ella viene uccisa perché si trova ad occupare una duplice posizione letale per il soggetto perverso manipolatore: Giulia era al contempo un intralcio e una testimone. Due elementi di realtà che sovente scatenano gli istinti belluini del grande teatrante che vede cadere l’impalcatura scenica allestita.

La montagna di fandonie sulla quale il perverso manipolatore edifica il proprio piccolo mondo (stando alle informazioni sul caso note a oggi), fatto di codici e regole personali spesso in contrasto con la realtà, si innesta in questo caso su di un humus padronale fondato sull’idea della partner intesa come oggetto controllabile del quale disfarsi nel momento in cui diventa un seccante contrattempo a nuove avventure amorose, oltreché testimone che smaschera la farraginosa messinscena. È la sinistra alchimia di questi fattori a generare scenari di morte che appaiono inspiegabili per chi non conosca la struttura clinica di tali soggetti.

La considerazione della donna come scarto di lavorazione di un progetto basato sulla falsificazione della realtà si può riassumere in questi punti: senza legge, senza limite, senza colpa. Infatti, quasi come fosse un film di Tarantino, l’omicida dopo averla uccisa la carica nel bagagliaio limitandosi a gettarla in una ‘discarica’, trovata la quale avrebbe potuto riprendere la sua vita come se nulla fosse successo. Certo, davvero certo, di poter riprendere la liaison con l’altra donna partendo dalla frase “Se n’è andata, ora sono libero”, frase che indica l’irriducibile convinzione che il proprio disegno potesse di nuovo prevalere sulla realtà una volta eliminata Giulia.

Quando l’avvocato dell’indiziato afferma che il suo assistito “sta uscendo da un’allucinazione, da una situazione di cui ha iniziato probabilmente a rendersi conto solo ieri sera” dice il vero ma non nella misura in cui si presuppone uno stato alterato di coscienza (psicosi), ma nel senso che, per soggetti di questo tipo, vale la certezza che le regole della realtà possano essere piegate ai propri disegni, che la propria dimensione egoica prevalga sulla vita reale regolata da codici e restrizioni ritenute un impiccio al proprio agire.

In questo comportamento rivedo il principio che regola l’agire di tanti guru o capisetta che balzano agli onori delle cronache, spesso in fuga dal consesso civile perché nei guai con la legge che sono soliti ingannare, e per questo desiderosi di fondare piccoli universi blindati entro i quali gestire i propri adepti. L’idea di poter disporre sino alla fine della donna intesa come oggetto è testimoniata da affermazioni dell’imputato quali Giulia era bipolare. Questo dimostra sino alla fine la volontà di mantenere la vittima nella posizione di cosa non pensante addirittura affetta da turbe mentali.

La sua foto col pancione e la subitanea produzione di un falso test del dna per negare di essere il padre sono l’ultima di una serie di tentativi di mantenere intatto quel piccolo mondo costruito sul proprio personale progetto di vita.

Il perverso non riesce a stare alle regole del consesso civile, costruisce una realtà nella quale la donna, le donne in questo caso, oggetto delle sue attenzioni, sono soggette ad un controllo ritenuto normale, naturale. Individui di questo tipo non prevedono la morte della prescelta come obbiettivo finale. Giulia viene soppressa quando apre una finestra sul mondo facendo entrare il principio di realtà, insopportabile al manipolatore come la luce del sole è per il vampiro.

Nel giugno 2014 Carlo Lissi, invaghitosi di una donna, ritiene ormai la sua famiglia un intralcio alla possibile nuova vita. Per questo uccide la moglie e, con un coltello, i due figli, e se ne va a vedere la partita. A domanda di un inquirente: “Non era meglio divorziare?”, risponde: “Il divorzio non avrebbe risolto, perché i figli sarebbero comunque rimasti”. Intralci, appunto. Ostacoli ad una vita nuova che devono essere eliminati, proprio come Giulia e il figlio che portava in grembo.

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